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Michelle Hunziker e la “collisione” con Adriano Celentano: «Una scena mi ha raggelato»

Di Redazione |

«Sono una grande fan di Adriano e continuerò a stimarlo come artista. Ci avevo creduto tanto in quel progetto. Quando mi hanno cercato per i live sono corsa. Ma è stata un’occasione persa». Lo dice Michelle Hunziker in un’intervista al Corriere della Sera, dove spiega perché ha dato forfait allo show di Celentano raccontando di aver trascorso «ore e ore, girovagando per lo studio, attendendo che arrivasse Celentano. E nessuno prendeva alcuna decisione. Un giorno finalmente l’ho visto, gli ho detto “Adriano il pubblico vuole te, non la tua assenza. I fan amano te”. Non c’è stato nulla da fare. Così ho deciso di andarmene. Con il senno di poi ho fatto la scelta giusta. Visto anche il cartone».

Il cartoon infatti , a detta di Hunziker, non era stato fatto vedere preventivamente a chi doveva essere coinvolto nella produzione: «Non ci è stato mostrato il cartone – prosegue Hunziker – l’ho visto da casa. C’è un momento in cui il protagonista (Celentano, ndr) salva due ragazze, molto sexy, che sono state appena aggredite da un gruppo di malviventi che hanno cercato di stuprarle. Si rivolge loro e dice: «Se aveste bevuto qualche bicchierino in meno forse avreste evitato l’increscioso approccio con quei tipi loschi». Quella scena mi ha raggelato. Io sono presidente di un’Associazione, Doppia Difesa, che difende le donne e il primo messaggio che diamo è che le vittime di violenza non devono mai sentirsi in colpa per nessun motivo. Il mio ruolo e i miei valori sono incompatibili con messaggi di questo tipo. E mi riferisco esclusivamente al cartone non al live».

L’impegno di Hunziker su questo fronte è ampiamente testimoniato appunto da Doppia Difesa, fondata nel 2007 con Giulia Bongiorno, che ora ha messo in campo il progetto “Codice Rosso”: «È partito il cammino parlamentare della nostra proposta di legge che dice che nell’arco di 72 ore dalla denuncia di una donna, perseguitata da un uomo, c’è l’obbligo di intervenire: il giudice deve sentire la vittima e occuparsi del caso. Il problema ora è che qualcuno ci vuole mettere mano perché sostiene che 72 ore sono poche. Voglio ribadire che 72 ore sono troppe! Non poche! Questo termine è perentorio. Se sale, ritiriamo la legge. Se una donna è in pericolo di vita, in 72 ore si può morire», riassume Hunziker.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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