Topi che scorrazzano serenamente sul dorso di maiali ancora vivi, condizioni igieniche precarie, sovraffollamento, animali morti all’interno ma anche all’esterno, lasciati in balia dei selvatici. Le immagini sono state girate in incognito da un informatore di Giulia Innocenzi, giornalista e conduttrice tv, autrice del docufilm «Food for profit», che ha documentato le storture della filiera dell’agroalimentare imperniata soprattutto sugli allevamenti intensivi. E proprio da due di questi arriva il filmato, parte della nuova inchiesta del team, rilasciata in occasione della Giornata mondiale degli animali. Le due strutture si trovano in Emilia Romagna, in piena zona di restrizione per la peste suina africana, la tanto temuta Psa, che tanto allarma i titolari degli allevamenti. Che dovrebbero essere i primi interessati al mantenimento di condizioni igieniche e di sicurezza all’interno dei loro ambienti. Ma da quello che si vede nel filmato, decisamente non è sempre così.
«Immagini del genere non le avevo mai viste prima, nonostante la mia lunga esperienza di inchieste nel settore zootecnico – dichiara la giornalista –. Questi sono solo due allevamenti, ma abbiamo ragione di credere che siano tante le strutture intensive nelle zone di restrizione dove potrebbero succedere cose simili». Di qui la decisione di consegnare i video ai carabinieri forestali di Parma, a cui è stata anche presentata una formale denuncia. «Facciamo un appello urgente alle autorità – dice ancora Innocenzi -: siamo in una situazione di emergenza e gli allevamenti vanno presi in considerazione uno a uno, per non aggiungere sofferenza a quella già presente solitamente all’interno di questi luoghi».
Il livello di sovraffollamento accertato è oltre ogni limite. Molti suinetti sono stipati anche nei corridoi, perché i recinti sono eccessivamente pieni. A causa di questo alcune scrofe hanno partorito nella zona gestazione, quella in cui vivono prima del parto e dello svezzamento, con maialini ancora vivi incastrati nella griglia del pavimento inadatto e che moriranno di lì a poco. I recinti sono pieni di carcasse dei cuccioli e le scrofe, nonostante abbiano partorito da giorni, hanno ancora la placenta che non è stata rimossa.
Alcuni dei suinetti morti giacciono abbandonati sulla benna di una ruspa, all’esterno, alla mercé di altri animali, con tutti i rischi che questo comporta per la biosicurezza. La Psa viene diffusa dagli animali selvatici, non soltanto dai cinghiali: tra i possibili vettori ci sono anche insetti, roditori e volatili. E più ci sono condizioni di igiene precaria che attirano animali di diverse specie, più il morbo ha possibilità di insinuarsi.
Il team di Food for Profit, in una nota, fa notare che le zone di restrizione sono istituite per fermare il dilagare di questa epidemia, un’emergenza che ha portato in Italia all’abbattimento di oltre 110 mila maiali da luglio 2023. In questi territori vige il blocco della movimentazione degli animali, sia verso altri allevamenti sia verso il macello, e sarebbe proprio questa condizione a rendere così critiche le condizioni in questi allevamenti. Proprio per questo il commissario Filippini ha recentemente emanato una nuova ordinanza per autorizzare caso per caso le operazioni di spostamento. Le immagini risalgono a metà settembre, qualche giorno prima dell’ordinanza. «E rappresentano – aggiungono – il costo finora nascosto del contrasto alla peste suina».