(LaPresse) Si è presentato in audizione alla Camera per esporre le linee guida del suo dicastero il neo ministro della Cultura Alessandro Giuli e ha lasciato gli astanti attoniti con una relazione che lui stesso aveva anticipato sarebbe stata «un po’ teoretica». «La conoscenza è il proprio tempo appreso con il pensiero. Chi si appresta a immaginare un orientamento per l’azione culturale e nazionale non può che muovere dal prendere le misure di un mondo entrato nella dimensione compiuta della tecnica e delle sue accelerazioni», dice Giuli a deputati e senatori riuniti e un po’ interdetti. «L’entusiasmo passivo, che rimuove i pericoli della ipertecnologizzazione, e per converso l’apocalittismo difensivo che rimpiange un’immagine del mondo trascorsa, impugnando un’ideologia della crisi che si percepisce come processo alla tecnica e al futuro intese come una minaccia», prosegue ancora in un flusso di difficile interpretazione. «Si tratta di pensare: Pitagora, Dante, Petrarca, Botticelli, Verdi, insieme con Leonardo da Vinci e Galilei, Torricelli, Volta, Fermi, Meucci e Marconi, e al di là della declamazione dei grandi nomi della cultura umanistica e scientifica italiana, è necessario rifarsi a questa concezione circolare e integrale del pensiero e della vita che costruisce lo specifico della cultura», continua ancora l’ex giornalista per «chiarire» quali saranno le basi del suo operato al ministero.