L’anno scorso, Charles Leclerc, trionfando a Monza, aveva acceso la speranza dei ferraristi, oggi sull stesso circuito il monegasco è andato a schiantarsi al 25° giro, uscendo miracolosamente illeso dall’abitacolo sulle proprie gambe. Tanta paura, ma anche la consapevolezza della scarsa affidabilità della vettura di Maranello che già si era manifestata al sesto giro con il ritiro di Sebastian Vettel, a causa di un problema all’impianto frenante: rientro ai box con un principio d’incendio alla vettura. Praticamente, un disastro confezionato sulla pista di casa. E meno male che non c’era il pubblico di fede ferrarista, già provato dai continui tracolli, ultimo fra i quali quello registrato nelle prove ufficiali di ieri. Bandiera rossa, gara interrotta e nuova partenza in griglia.
«La macchina di quest’anno è molto difficile da guidare – ha detto Leclerc nelle interviste post gara – , io ho dato il massimo ma ho commesso un errore. Non so se ho chiesto troppo alla vettura, ma alla fine ho preso il muro». Siamo ben lontani dal paragone fatto da Prost tra la Ferrari e il «camion» progettato nel 1991 – parole che gli costarono il licenziamento immediato – ma il senso delle parole di entrambi appare sulla stessa scia.
Binotto, martoriato sui social ma difeso dai vertici, non può che fare mea culpa e chiedere venia ai milioni di tifosi del Cavallino per le prestazioni scadenti della Ferrari, ora sesta in classifica costruttori e braccata dalla Alpha Tauri dei miracoli: «Non demordiamo. Non dobbiamo dimenticare ma imparare dai nostri errori, questa stagione ci insegnerà qualcosa per il futuro. E’ la peggior conclusione possibile di un weekend difficile. Non c’è nulla di peggio di non finire la gara con entrambe le auto, specie per un problema di affidabilità come capitato a Vettel».