Festival di Sanremo 2019, i cantanti e i brani in gara e… il “peggio” di edizioni passate

Di Redazione / 30 Gennaio 2019

Una sola categoria e ventiquattro sfidanti per l’edizione numero 69 del Festival di Sanremo. La gara si avvicina e cresce l’attesa per le serate dall’Ariston su Rail e Radio2 dal 5 al 9 febbraio. Saranno la vis comica, dolceamara e spesso surreale, di Claudio Bisio, e la poliedricità del multiforme talento di Virginia Raffaele, a formare – insieme a Claudio Baglioni, per la seconda volta al timone della più importante rassegna musicale italiana – il terzetto dei conduttori delle cinque prime serate di Rai1. Con la speranza che nessuno incappi in scivoloni come quelli, registrati in passate edizioni, che vi proponiamo nel video che accompagna questo articolo….

Ma chi saranno i cantanti in gara e quali le canzoni che proporranno? Beh, andiamo pure oltre proponendovi le pagelle dei 24 brani in gara al prossimo festival di Sanremo, dopo il primo ascolto, riservato agli addetti ai lavori (nell’ordine in cui sono stati ascoltati oggi al Centro di Produzione Rai di Milano).

NEK – «Mi farò trovare pronto» – Un brano pop ritmato, ma non ai livelli di Fatti avanti Amore. Rischia l’effetto tappezzeria al festival. VOTO: 5

NINO D’ANGELO E LIVIO CORI – «Un’altra luce» – Riuscito e inaspettato incontro a metà strada tra un cantante vecchia maniera e un rapper. Duetto ben assortito, che mescola italiano e napoletano. Sfida vinta dai due artisti. VOTO: 7

ULTIMO – «I tuoi particolari» – Piano e voce, nella più classica della forma canzone. Ma il ragazzo vincitore tra le Nuove Proposte è cresciuto, nella scrittura e nell’impostazione della voce. VOTO: 7+

THE ZEN CIRCUS – «L’amore è una dittatura» – Folk rock distonico, senza ritornello, per la band al suo primo festival che racconta un mondo visionario, dove fanno capolino «i porti chiusi». VOTO: 7

FEDERICA CARTA E SHADE – «Senza farlo apposta» – Tra rap e pop orecchiabile, il brano ha un retrogusto amaro di già sentito. Duetto ben assortito per il pubblico più giovane. VOTO: 4

ARISA – «Mi sento bene» – Un nuovo rilancio per la cantante lucana, tra sonorità in stile Abba e atmosfere alla Giuni Russo, con una spolverata di fiabesca magia. Già ipotecato il successo radiofonico e il piedino mosso a tempo all’Ariston. VOTO: 6.5

SIMONE CRISTICCHI – «Abbi cura di me» – Brano parlato, quasi recitato, come già ci aveva abituato il cantautore romano, frutto anche del suo intenso lavoro a teatro, alla ricerca della felicità. Un po’ preghiera, un po’ predica. VOTO: 6.5

ACHILLE LAURO – «Rolls Royce» – Niente rap/trap. Botta di energia pop rock che stupirà il festival. Il personaggio Lauro è pronto a sconvolgere l’Ariston. VOTO: 6

FRANCESCO RENGA – «Aspetto che torni» – Non ha osato, rimane sui binari standard della classica canzone d’amore sanremese (scritta da Bungaro). Manca la sua estensione vocale. Il brano non «buca». VOTO: 5.5

NEGRITA – «I ragazzi stanno bene» – Tema migranti sfiorato per la band per la quale, «tra fantasmi sulle barche e barche senza un porto», la «Libertà? E’ non aver più paura» (e «il comandante al quale conviene il gioco sporco» è Matteo Salvini?). Convinti e convincenti. VOTO: 7

EINAR – «Parole nuove» – Una ballad romantica per uno dei due ragazzi vincitori di Sanremo Giovani, che forse si era giocato il pezzo migliore a dicembre. Brano poco incisivo. VOTO: 4

PATTY PRAVO con BRIGA – «Un po’ come la vita» – Altro incontro generazionale e di generi, elegante e raffinato, ma il brano non decolla. VOTO: 5.5

BOOMDABASH – «Per un milione» – Rap fresco e leggero, forse anche troppo, nell’anno dell’occupazione del’hip hop all’Ariston. Il ritornello funziona, possibile tormentone (tra gli autori Federica Abbate e Cheope. VOTO: 6

ANNA TATANGELO – «Le nostre anime di notte» – Per il ritorno al Festival, la cantante di Sora non fa la scelta giusta. Brano evanescente. VOTO: 4.5

MAHMOOD – «Soldi» – Il rapporto difficile tra padre e figlio. «Ti sembrava amore ma era altro». L’altro vincitore di Sanremo Giovani riesce a confermarsi e a non deludere le aspettative con un brano intenso. VOTO: 6.5

PAOLA TURCI – «L’ultimo ostacolo» – Mette la zampata e la sua voce graffiante su un pezzo intimistico, che trae ispirazione dalla figura paterna. VOTO: 7

DANIELE SILVESTRI con RANCORE – «Argento vivo» – Lo stile inconfondibile del cantautore romano tra pop e – a sorpresa, anche lui – rap, un altro duetto insolito, un tema complicato come quello dell’adolescenza difficile (“Il reato è stato quello di nascere”). All’Ariston non passerà inosservato. VOTO: 7.5

EX-OTAGO – «Solo una canzone» – Romantica ballad su un amore che deve fare i conti con il tempo che passa. Per la prima volta a Sanremo, forse potevano spingersi oltre. VOTO: 6+

MOTTA – «Dov’è l’Italia» – Tra i più attesi alla prova del festival, percorre la strada della canzone d’autore senza, sembra, crederci troppo. Anche per lui attenzione puntata sui migranti. VOTO: 6.5

LOREDANA BERTE’ – «Cosa ti aspetti da me» – Una Bertè in versione Vasco (il brano, del resto, è firmato da Gaetano Curreri), un po’ rock, un po’ ballad. Ritorno grintoso. VOTO: 6.5

ENRICO NIGIOTTI – «Nonno Hollywood» – Gli affetti familiari in questa ballad minimal, che confermano la buona mano di Nigiotti nella scrittura. VOTO: 6.5

IRAMA – «La ragazza col cuore di latta» – Il testo più forte tra quelli presentati, con il racconto di abusi sessuali in famiglia. Irama a 22 anni, muovendosi tra rap e pop, affronta con lucidità e profondità un tema sociale che farà discutere. VOTO: 8

GHEMON – «Rose Viola» – Brano urban soul. Non banale e non scontato che riesce a portare un pò del mondo di Ghemon al festival. VOTO: 6.5

IL VOLO – «Musica che resta» – Il terzetto riparte da dove aveva lasciato, con un pezzo che tra le altre porta anche la firma di Gianna Nannini. Un pò opera lirica, un pò rock orchestrale. Piacerà, non c’è dubbio. VOTO: 5 

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