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Fatima Fadil a “Non è l’Arena”: «A mia sorella Imane offrivano dei soldi per non parlare, aveva dei motivi per avere paura…»
E’ dagli esami tossicologici, i cui esiti non sono ancora definitivi, che potrebbe arrivare la risposta per stabilire quale è la causa della morte di Imane Fadil, testimone dei processi Ruby contro Silvio Berlusconi e deceduta lo scorso 1 marzo all’Humanitas di Rozzano (Milano), dopo un mese di agonia. Gli accertamenti, affidati a un pool di esperti guidato dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo, si stanno concentrando sui livelli di metalli trovati nel sangue pochi giorni prima del decesso che se confrontati con i risultati che aveva all’inizio del ricovero potrebbero far capire l’origine della concentrazione di alcuni elementi, che potrebbe essere dovuto alle cure mediche fatte per cercare di salvarle la vita oppure potrebbe essere legata ad altri fattori come, ad esempio, l’assunzione di integratori.
Due ipotesi che, insieme ad altre, restano sul tavolo del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano che coordina l’indagine insieme ai pm Luca Gaglio e Antonia Pavan. Nel quesito degli inquirenti affidato al tossicologo c’è, nero su bianco, la richiesta di accertare non solo la quantità di metalli ma anche di spiegare una presenza anomala, ossia elevata ma ritenuta finora non mortale. Se ci vogliono ancora diversi giorni prima di avere una risposta su questo fronte, diminuisce – ma non è esclusa del tutto – l’ipotesi che a determinare la morte di Fadil possa essere intervenuta anche una malattia rara che ha portato i suoi organi interni a cedere lentamente.
Ieri intanto Fatima Fadil ha parlato a “Non è l’Arena”, il programma condotto da Massimo Giletti su la 7, della vicenda della sorella (Video da “Non è l’Arena” de La7)COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA