Bombardato in Libia un centro per migranti, più di 44 morti e numerosi feriti gravi. L’inviato dell’Onu: «Crimine di guerra»

Di Redazione / 03 Luglio 2019

Più di 44 morti e «feriti gravi» è un bilancio dello «sleale bombardamento aereo contro il centro per migranti di Tajoura» accreditato dall’Unsmil in un comunicato in cui la stessa la Missione di supporto dell’Onu in Libia «condanna nei termini più forti» il raid. «Questa è la seconda volta che circa 600 migranti vengono attaccati da un bombardamento», aggiunge la nota pubblicata sulla pagina Facebook della missione riportando la condanna del Rappresentante speciale dell’Onu per la Libia, Ghassan Salamé.

«Questo bombardamento costituisce chiaramente un crimine di guerra» dichiara Salamé nella nota pubblicata dall’Unsmil. L’inviato delle Nazioni unite «ha invitato la comunità internazionale a condannare questo crimine e ad imporre sanzioni a coloro che l’hanno ordinato». E ancora: «Questa operazione è una flagrante violazione del diritto internazionale e delle più semplici norme e valori umani», prosegue la nota sintetizzando la dichiarazione di Salamé sul raid aereo di Tajoura.

Nel segnalare che l’Unsmil «segue con grande attenzione» le informazioni su «uccisioni extragiudiziali», «la Missione riafferma il proprio impegno a monitorare e documentare tutte le gravi violazioni di leggi internazionali e diritti umani», di «riportarle alle Nazioni Unite e alla comunità internazionale al fine di perseguire i responsabili».

Sulla vicenda così, poi, il ministro dell’Interno Matteo Salvini: «Spero che la comunità internazionale si svegli, la responsabilità è di Haftar. È un atto criminale, come sono criminali gli attacchi agli obiettivi civili, aeroporti e ospedali civili». «Mi auguro – ha aggiunto il titolare del Viminale – che non ci sia più nessuno, e non cito i francesi, che per interesse economico e commerciale sostiene qualcuno che bombarda gli obiettivi civili. Se la comunità internazionale non interviene adesso a sostegno del governo legittimamente riconosciuto dall’Onu mi domando che cosa dobbiamo aspettare».

Il video che vi proponiamo è stato pubblicato su YouTube da La Repubblica 

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