Arte e turismo, il Grand Tour Unesco come una comunità culturale

Di Redazione / 16 Giugno 2023

Verso una Comunità culturale capace di generare conoscenza, rigenerare il turismo e ripensare, rinnovandole, le esperienze di successo di questi anni. In questa direzione si muove la candidatura a Patrimonio Unesco del Grand Tour: un programma che esalta il territorio e la sua storia, ma che nel contempo punta a ridare dignità a cittadini e viaggiatori. Una candidatura che impone anche al settore turismo di sapersi rigenerare, concependo allo stesso tempo una visione nuova e antica del viaggio, con orgoglio delle eredità culturali delle comunità locali.

Nel comitato dei promotori della candidatura Unesco del Grand Tour c’è Roberto Allegrezza, visionario che insieme con Mario Bolognari e Roberto Sauerborn, lavorano da mesi all’obiettivo, coinvolgendo esperti, tecnici e amministratori locali ed intellettuali.

Tra le tante chiavi di lettura, c’è poi il rapporto tra territorio, cultura e turismo.
«Con la candidatura a Patrimonio dell’Umanità del Grand Tour anche il settore del turismo deve sapersi rigenerare – spiega Allegrezza – concependo le risorse turistiche da valorizzare, integrandosi al tessuto culturale delle comunità locali.Il turismo rischia di essere impattante anche in Sicilia ed i centri storici non possono vivere solo di ristorazione, souvenir e visita al Patrimonio culturale in trenino o similari». Bisogna dunque andare oltre, coinvolgere nelle scelte future anche chi forse gli effetti di quelle scelte è destinato a subirle spopolando i centri storici anche per effetto dei cambiamenti nel mondo del commercio tecnologico.

«Con il programma di candidatura Unesco del Grand Tour – aggiunge Allegrezza – abbiamo anche una «eredità culturale di tre secoli di viaggiatori» e adesso è necessario invertire il senso del turismo, intervenire con nuovi approcci e strumenti rappresentativi del sistema culturale locale in rete nazionale almeno. Una organizzazione nuova che rappresenti la città e gli attrattori culturali materiali ed immateriali che sono anche eredità culturale delle comunità. Un modello nuovo di accoglienza, ospitalità e convivenza, degno delle più belle città per un viaggio in Sicilia».

Che modello sarà, su cosa si baserà e quali sono gli obiettivi futuri: tutti aspetti chiari, almeno nelle intenzioni iniziali che faranno da base a quella che potrebbe essere una vera e propria rivoluzione.
«Il modello turistico degli ultimi venti anni – commenta ancora Allegrezza – è superato e si apre la fase delle Comunità dei residenti che scelgono di vivere nei centri storici, magari resi affascinanti ed attrattivi da progetti nuovi. Permettiamo di far conoscere ai viaggiatori ed ai turisti un tempo di conoscenza e di breve residenzialità, favorendo un nuovo modello di presentazione e fruizione dei centri storici e del territorio nel suo insieme. Far crescere l’orgoglio dei cittadini, di vivere in una città che sentono parte di sé».

Facile pensare, dunque, che bisogna cambiare paradigma. E bisogna farlo anche in maniera urgente: dal turismo veloce e commerciale bisogna passare a una comunità culturale, con la presentazione integrata e cumulativa di città, offerta culturale e, a questo punto, anche ricettiva. Per cambiare paradigma bisogna dunque impegnarsi ad elevare lo standard di tutti gli operatori coinvolti, sfruttando i fondi europei a disposizione per la programmazione 2021-2027 e quelli in arrivo dal Pnrr.
«Bisogna poi pensare una strategia locale – conclude Allegrezza – che possa essere anche a più livelli.

Penso a Palermo come città capofila per un programma innovativo sotto il brand “Viaggio in Sicilia”, coinvolgendo anche le aree interne. Penso alla Sicilia Orientale, al Val di Noto, dove Noto potrebbe essere comune capofila per una strategia omogenea e di insieme. E’ invece urgente concepire una identità anche per le zone costiere, che deve trovare nel patrimonio ambientale e nei riconoscimenti delle bandiere Blu o Verdi un vanto per aver vivere una vacanza o il tempo libero, una vacanza targata Sicilia. Un esempio? Beh un brand per la fascia costiera che parte da Noto e finisce ad Acate con al centro il patrimonio naturalistico e dunale: un progetto sperimentale, da replicare nel resto dell’Isola».

«E’ tempo di cambiare visione e ridare dignità
a cittadini
e viaggiatori»

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Pubblicato da:
Fabio Russello