“Le radici generano cultura e benessere”. Lo ha detto ieri Giuseppe Stefio, primo cittadino di Carlentini (Siracusa) al termine della maratona cominciata venerdì scorso con l’incontro con la sindaco della città statunitense di Omaha, Jean Stothert, per lavorare al gemellaggio con il centro del Nebraska, e conclusasi con i festeggiamenti della “patrona comune”, Santa Lucia. Tra l’altro tornata dopo due anni di pandemia.
Stefio ha ricordato come il primo emigrato carlentinese a Omaha, Giuseppe Salerno, fosse giunto nel 1893, trentacinque anni dopo la fondazione della città. E nei primi anni del Novecento erano già quattromila i paesani che lo avevano raggiunto. Così, oggi, i discendenti da quegli immigrati sono ben settantamila su una popolazione complessiva di mezzo milione di abitanti.
Anche questo, quindi, è uno dei motivi che hanno spinto le due città a intraprendere il percorso per il gemellaggio, già avviato in precedenza con un viaggio in America, compiuto dallo stesso Stefio nel luglio scorso, che ha poi raccontato: “Visitare il cimitero di Omaha e leggere tutti quei nomi siciliani, ha confermato ciò che pensavo. La nostra comunità – ha aggiunto – aveva cancellato dalla memoria i suoi figli americani, fieri delle loro origini carlentinesi, tanto da custodire in modo sacrale i valori e le tradizioni loro tramandati”.
A cominciare da quelli su Santa Lucia: la novantottesima Festa in suo onore del Nebraska è stata celebrata durante il viaggio del Sindaco, che in quei giorni aveva cominciato a lavorare al gemellaggio con numerose associazioni italo-americane e con la collega Jean Stothert. Quest'ultima, poi, nel week end appena trascorso, ha restituito la visita rimanendo ospite di Carlentini con cento cittadini di Omaha.
“In Nebraska– ha ricordato Stefio – abbiamo anche stretto rapporti sia con le Università, sia con la Camera di Commercio e con grossissimi imprenditori”.
Presente anche Eleonora Formica, presidente dell'Associazione Carlentini-Omaha: “Il gemellaggio rappresenta per quest’area della Sicilia l’unica possibilità di godere di una cospicua affluenza di visitatori. Si tratta di cambiare l’economia focalizzandoci su quello che viene chiamato Turismo delle radici, richiamando qui figli, nipoti o pronipoti di emigrati decisi a visitare il borgo da cui sono partiti nonni e bisnonni. Attorno a quest’idea, poi, ruoteranno nuovi progetti, come la produzione di libri in inglese e in italiano, ricerche genealogiche, e tanto altro”.
Come arte e spettacolo. E di questo ha parlato la cantante e imprenditrice dello show-business Carmelita Troia Nanfitò de la Guardia, vicepresidente della Fondazione Sicula Italia, tra i promotori del gemellaggio. Trasferitasi a Omaha quando aveva appena quattro anni, Carmelita sabato scorso ha coronato il suo sogno: tornare nel suo paese e interpretare, in piazza, un brano da lei scritto apposta per Carlentini. Con cui ha aperto la serata culminata con l’esibizione di un’altra cantante carlentinese, Ester.
“I miei genitori – ha raccontato – mi hanno sempre invitata a pensare positivo. Non so come esprimere l’emozione che ho dentro l’anima. Ho scritto la canzone The sicilian hearth ed è finalmente giunto il momento di mettermi al pianoforte e cantarla”.
“Un momento di grande commozione – ha concluso Stefio -, anche se quello più alto in assoluto ha riguardato la mostra immersiva svoltasi venerdì sera nel Plesso carlentinese del Carmine e organizzata dal Circolo Leontinoi. Nel vedere le immagini di Carlentini live & love, scritto da Ciro Militti e diretto da Alfredo Martines mettendo insieme immagini d’epoca, ho potuto toccare con mano l’emozione delle comunità di Omaha e Carlentini, tornate a essere un’unica cosa davanti a quelle foto inedite che narravano le storie di chi partì e di chi restò”.