(Adnkronos Salute) – Contro il virus respiratorio sinciziale “attualmente non abbiamo una protezione primaria, non abbiamo ancora vaccini però c’è una pipeline delle aziende che ci proporrà molto presto, spero già dal prossimo anno, delle vaccinazioni da poter adoperare negli adulti e negli anziani e questo dovrebbe in qualche modo risolvere il problema. Per il momento la sanità pubblica si organizza con la sorveglianza: da quest’anno tutti i laboratori che afferiscono alle reti nazionali e internazionali di sorveglianza per l’influenza hanno ampliato il proprio raggio di azione individuando e isolando – e quindi potendo anche quantificare – quello che è il numero di infezioni dovute al virus respiratorio sinciziale nei tamponi dell’influenza”. Così Francesco Vitale, professore Ordinario di Igiene all’Università di Palermo, a margine del 56esimo congresso nazionale della Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Siti) a Roma. “Il virus respiratorio sinciziale – spiega Vitale – ha una storia che nasce intorno agli anni ’50 quando viene scoperto e nasce come virus del raffreddore comune, però man mano abbiamo imparato a capire che è un virus molto insidioso, che circola fondamentalmente durante la stagione invernale confrontandosi e sovrapponendosi agli altri agenti infettivi, come l’influenza e altri virus che danno patologie respiratorie e che è un virus che ha dei correlati epidemiologici e clinici in tutte le età, a cominciare dai bambini, ma anche e soprattutto nei soggetti più anziani che hanno delle comorbosità di tipo cardiovascolare e respiratorio”. Nel caso delle comorbosità di tipo cardiovascolare, ricorda l’esperto, “si osserva un aumento dell’incidenza di ricovero ospedaliero di oltre 8-9 volte, documentato in tutta la letteratura mondiale” mentre, nel caso delle patologie respiratorie, il virus “complica moltissimo il quadro preesistente e dà delle riacutizzazioni di asma e di broncopneumopatia cronica ostruttiva, che sono oggetto di grande preoccupazione patologica per queste persone e di ricoveri, oltre che di aumentata mortalità”.