Roma, 15 set. L’Italia “dovrebbe puntare ad alleanze solide, da pari a pari, senza nervi a fior di pelle, con Francia e Germania. Creare con loro un clima di intesa responsabile per indirizzare l’Europa, in questo e altri campi. E non sbandierare, e possibilmente non avere, alleanze privilegiate con Paesi governati da leader nazionalisti come quelli di Ungheria e Polonia. Quei Governi restano nazionalisti -in particolare sulle migrazioni- anche nei confronti di una leader come Giorgia Meloni, con la quale avevano intessuto comunanza di visione quando anche lei era spiccatamente nazionalista. Ma Meloni non era ancora capo di Governo di un grande Paese europeo. In questa veste le è proprio precluso -a differenza, per esempio, di Orban- perseguire il nazionalismo. A meno che sia disposta a recare gravi danni al suo Paese”. Lo afferma il senatore a vita Mario Monti in un’intervista a ‘La Repubblica’.
“Penso -aggiunge l’ex premier- che, proprio a cominciare da Francia e Germania, andrebbero moltiplicati gli sforzi di persuasione, magari cambiando la chiave e il messaggio. Martellarli al suono di ‘Così lasciate sola l’Italia!’ potrà far guadagnare voti in Italia, ma difficilmente sposterà le coscienze altrui. Oggi in Europa la politica deve farsi con la pedagogia in casa d’altri, ad esempio andando a Budapest, Varsavia, Vienna, Parigi e spiegare là, nei media, nelle università, nei loro Parlamenti, in dibattiti popolari, quanto i loro Paesi avrebbero da guadagnare da un’efficace politica comune sulle migrazioni”.
“Come in passato, anche oggi l’Italia ha un Governo rispettato a Bruxelles. Consiglierei ai nuovi rappresentanti dell’Italia di dismettere la postura mentale dei ‘pugni sul tavolo’, di negoziare tenacemente sulla sostanza, di ricordarsi che se ritengono davvero di aver subito un torto la via maestra è di denunciarlo alla Corte di giustizia europea. E, se vogliono seguire la logica del negoziare ‘a pacchetto’, che a volte è preziosa, occorre molta accortezza per evitare esiti rovinosi. Suggerirei di mettere un bemolle all’ansia che aveva l’Italietta, ma che non dovrebbe avere la nostra Italia, di mostrare al mondo, ma soprattutto ai propri cittadini, il ‘protagonismo’. A me sembra -conclude Monti- che rivendicare protagonismo sia quel che si fa quando, se non lo si facesse, nessuno verrebbe a sapere che c’eri. Non è meglio farlo vedere con i risultati oggettivamente conseguiti, con discrezione, tenacia e anche durezza?”