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Rushdie: Charlie Hebdo, ‘nulla giustifica condanna a morte’

Colpito da fatwa perché 'nell'Islam la libertà non ha un posto'

Di Redazione |

PARIGI, 13 AGO – “Nulla giustifica una fatwa, una condanna a morte”: questo il messaggio indignato sull’accoltellamento di Salman Rushdie apparso sul sito del periodico satirico francese Charlie Hebdo, a sua volta duramente colpito dal terrorismo islamico nel 2015, con un attacco che fece 12 morti nel gennaio 2015, per le sue satire sull’Islam. “Mentre scriviamo queste poche righe, non conosciamo ancora le motivazioni dell’autore dell’accoltellamento contro Salman Rushdie. E’ rivolto contro il riscaldamento globale, contro la caduta del potere d’acquisto o contro il divieto di innaffiare i vasi da fiori a causa del caldo?”, ironizza il capo redattore di Charlie Hebdo, Riss. “Prendiamoci allora il rischio di dire che si tratta probabilmente di un credente, che è molto probabilmente un musulmano e che ancora più probabilmente ha commesso il suo atto in nome della fatwa lanciata nel 1989 dall’ayatollah Khomeini contro Rushdie, condannandolo a morte”. Secondo il giornalista, “la libertà di pensiero, di riflettere e di esprimersi non ha alcun valore per Dio e i suoi servitori. E nell’Islam, la cui storia è stata sovente scritta nella violenza e la sottomissione, questi valori molto semplicemente non hanno un posto, in quanto sono una minaccia alla sua presa sulle anime”. Riss respinge il ragionamento secondo cui la fatwa non sarebbe giustificata perché le considerazioni fatte da Rushdie sul libro “I Versi satanici” non sarebbero irrispettose verso l’Islam: come dire che se invece il libro fosse stato irrispettoso la fatwa sarebbe giustificata. “Ebbene no, va ripetuto ancora una volta che nulla, assolutamente nulla giustifica una fatwa, una condanna a morte, di chiunque e per qualunque cosa”, scrive Riss nella nota, augurandosi che Rushdie smetta di vivere nascosto, come fa dal 2002, e ritrovi una vita normale.

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