Milano, 14 nov.(Labitalia) – “Il Reddito di cittadinanza è uno strumento malconcepito rispetto agli obiettivi ma non per questo si deve buttare via l’acqua sporca col bambino: va costruito meglio e non si può pensare neanche di risparmiarci più di tanto. Anche perché c’è una copertura inferiore al fabbisogno, e sappiamo che non tutti i poveri oggi sono coperti da un reddito di cittadinanza”. Lo dichiara ad Adnkronos/Labitalia Maurizio Del Conte, ordinario alla Bocconi di Diritto del Lavoro e presidente di Afol Metropolitana, azienda speciale consortile partecipata dalla Città Metropolitana di Milano e da 71 Comuni, che costituisce per cittadini e imprese del territorio milanese, l’interlocutore unico sui temi del lavoro e della formazione. L’errore alla base della misura, dice Del Conte, è stato quello di “caricare sul sistema delle politiche attive ossia i centri per l’impiego una platea che non era pronta per essere attivata e che avrebbe avuto bisogno di altro”. “Molti percettori di rdc -sottolinea Del Conte che è stato anche presidente nazionale di Anpal- avrebbero avuto bisogno di più servizi sociali perché avevano altri problemi, oltre al lavoro. Sappiamo benissimo che la povertà è multidimensionale: è educativa, abitativa, di salute, di dipendenze, di carichi familiari. Sono condizioni che in tutti Paesi si affrontano attraverso i servizi sociali”.
“Da noi purtroppo -osserva Del Conte- si è pensato di affidare tutto ad un algoritmo e, sulla base di una profilazione ‘oggettiva’, si è pensato di capire se la persona andava presa in carico dai servizi sociali o dai centri per l’impiego. Ma si è visto che non funziona, perché poi quando le persone arrivano ai centri per l’impiego spesso bisogna rimandarli ai servizi sociali. E’ quando la vedi in faccia e ci cominci a parlare che capisci quali sono i veri problemi di una persona”.
“Il problema della povertà va affrontato al fuori degli slogan. E purtroppo il reddito di cittadinanza è stato, esso stesso, vittima degli slogan. Ricordiamo tutti ‘Sconfiggeremo la povertà’, ‘Toglieremo gli sdraiati dai divani’, ‘Daremo lavoro a tutti’ e così via. E’ chiaro che quando si va a botte di slogan, il fallimento è garantito” ribadisce Maurizio Del Conte, aggiungendo: “Basta andare invece nel merito delle questioni e, sostanzialmente partire dalla persona e capire quella persona di cui ha bisogno”. “L’errore concettuale -prosegue- è stato di caricare un sistema che era già di per se’ fragilissimo (quello dei centri per l’impiego) di altri milioni di utenti. Si sarebbe dovuto fare prima il rafforzamento delle politiche attive costruendo un sistema efficace per tutti e, solo a quel punto, mandare le persone in condizioni di povertà”. “Invece si è pensato che ai centri per l’impiego già in affanno, si potesse mandare immediatamente queste persone, che peraltro sono le più lontane dal mercato del lavoro, proprio le più difficili da ricollocare”, conclude.
“Non capisco che cosa possa significare il taglio del reddito di cittadinanza ai ‘lavoratori abili’. I percettori del rdc saranno anche abili, ma sono poveri. Che cosa vuol dire abilità? Si intende abilità fisica, di sana e robusta costituzione? Ma questo non tiene conto di tutte quelle dimensioni che incidono sulla persona. al di là di quella che è una sorta di idoneità fisica”, osserva poi Del Conte, commentando le ipotesi allo studio del governo di una riduzione del beneficio del rdc per chi sia ‘abile’ al lavoro. “L’occupabilità di una persona è una questione molto complicata che dipende sostanzialmente da quello che può spendere sul mercato del lavoro -ricorda Del Conte-. Penso che la misura che andrebbe fatta è, invece, quella di investire moltissimo sulle fasi precedenti all’incontro domanda-offerta, sulle parti di servizi di rafforzamento della persona in termini di competenze e di educazione. Oggi con la terza media fai fatica a trovare lavoro, salvo a trovare un lavoro povero che fa ritornare comunque nella spirale dell’indigenza”, rimarca l’esperto.
Il punto, per Del Conte, “è che bisogna preparare queste persone al lavoro e, nel frattempo, bisogna garantire un reddito”. “Se io ingaggio una persona in un percorso di formazione -esemplifica- o di qualificazione o di educazione, non è che nel frattempo la lascio morire di fame”. Insomma, conclude Del Conte “non si può affrontare la povertà proponendo semplicemente un incontro di lavoro perché non funziona. Ma la povertà va affrontata e io sono convinto che ci deve essere una forma di sostegno al reddito indipendentemente dalla possibilità di lavorare o meno, quando le persone o le famiglie si trovino in questa condizione”.
Sospendere l’erogazione del reddito di cittadinanza per sei mesi all’anno, se si rifiuta l’unica offerta di lavoro ricevuta. Anche questa ipotesi che non convince Maurizio Del Conte. “Non capisco -dice ad Adnkronos/Labitalia-. Il lavoro chi te lo deve offrire? Lo Stato? O un lavoro finto? Il lavoro è quello che si trova sul mercato del lavoro e lo Stato non può garantire che un’impresa offra un posto di lavoro a una persona che non ha nessuna competenza da spendere o per la quale non c’è nessuna ragione di essere assunta”, sottolinea. “L’assunzione è una cosa seria e quindi da quel punto di vista il discorso che va spiegato altrimenti sono solo frasi”, conclude Del Conte.
Infine sulle pensioni, osserva: “Rdc e pensioni sono misure di welfare costosissime e non vedo come si possa togliere all’una per dare all’altra. Bisogna invece farle funzionare quindi avere già delle efficienze dove si può, ma non pensare che si possa, semplicemente con uno spostamento di risorse, risolvere i problemi. Anche perché le pensioni costano molto di più”. (di Mariangela Pani)