Pd: Bettini, ‘è il tempo di una nuova generazione, sovranità a iscritti’

Di Redazione / 13 Marzo 2023

Roma, 13 mar. “Sono stato eletto come membro della Direzione nazionale del partito, un organismo largo nel quale, tuttavia, si svolge una gran parte del dibattito politico del partito. Entrai nella mitica Direzione del Pci a metà degli anni Ottanta, giovanissimo. E sono rimasto in quell’organismo attraverso tutte le modificazioni che esso ha vissuto. Considero, per me e alla mia età, un onore la riconferma nel nuovo Pd guidato da Elly Schlein. Tanto più, perché durante e dopo il congresso non mi sono mai espresso sui nomi. Ho contribuito con qualche idea, che mi pare sia stata ampiamente raccolta”. Ad affermarlo Goffredo Bettini.

“Ora -prosegue- è il tempo di una nuova generazione che si sta conquistando il suo spazio. Va sostenuta con discrezione e generosità. Si è detto ‘oltre le correnti’. Da più di dieci anni predico questa scelta e non ho mai fatto parte di alcuna corrente. Per fare questo occorre, tuttavia, la scelta netta di dare una sovranità nuova agli iscritti. Mescolarli davvero in un processo di deliberazione dal basso sui vari temi. In cui, su ogni tema, vi saranno maggioranze e minoranze variabili. Ora l’urgenza è costruire le basi politiche e culturali per una alternativa alla destra. Alle difficoltà elettorali, si è aggiunto uno sfaldamento culturale e persino antropologico della sinistra”.

“Il lavoro è lungo. Ripeto: lungo. Non inseguiamo colpi di mano. Cominciamo a cambiare i rapporti di forza nella società e ricolleghiamoci alla sofferenza che non siamo stati in grado di interpretare. Facciamolo tutti insieme. I segnali che in questo senso ha dato Stefano Bonaccini sono importantissimi e da coltivare fino in fondo. Nello schieramento che non ha prevalso ci sono centinaia di donne e uomini che hanno diretto il partito e che costituiscono una rete eccezionale di amministratori locali e di sindaci. E facciamolo anche -non parlo di me, che sono ormai di una generazione avanzata- con una classe politica (le cui responsabilità sono diverse e le storie spesso alternative) che ha tuttavia retto le sorti della democrazia italiana e salvato il Paese. E che (cinquantenne) è nel pieno del suo vigore”.

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