Roma, 10 ago. (Adnkronos Salute)() – “Siamo sempre più esposti a virus con cui, in natura, non venivamo in contatto normalmente. Le alterazioni prodotte nell’ambiente e la sovrappopolazione del pianeta sono all’origine di questo cambiamento”. Lo spiega Giorgio Palù, professore emerito di virologia dell’Università di Padova e presidente dell’Agenzia italiana del farmaco. “Il 70% di tutti i virus che ci hanno infettato negli ultimi 30 anni sono zoonotici, provengono da animali, il 20% da insetti (arbovirus), il resto sono virus umani con cui conviviamo da sempre”, riferisce Palù, sentito dall’Adnkronos Salute. “Per esempio l’Hiv ci viene dalle scimmie – elenca – l’influenza dalle anatre, Sars 1 e 2 dai pipistrelli come la Mers e Ebola, ora dal topo ragno arriva Langya”.
Le ragioni di questa maggiore vulnerabilità, quindi, sono strettamente legati al nostro modello di sviluppo. “Stiamo popolando il pianeta in maniera elevata – precisa Palù – gli abitanti della terra sono in netta crescita e stiamo occupando tutta una serie di nicchie ecologiche che appartenevano ad animali selvatici”. Non solo. “Stiamo allevando massivamente animali – mucche, maiali, polli, anatre ma anche esemplari da pelliccia – in ambienti in cui vivono a contatto tra loro. In Cina ci sono poi i mercati degli animali vivi, dove le diverse specie sono tutti insieme. Questo favorisce i virus nel salto di specie”.
A questo si aggiunge, continua il virologo, “che alteriamo l’ambiente con deforestazioni, interventi che portano per esempio i pipistrelli in città. Ci si sposta, inoltre, con estrema facilità da una parte all’altra del pianeta: l’anno scorso 4 miliardi di persone hanno preso l’aereo e quindi quello che avviene in Cina oggi il giorno dopo può avvenire in Sud America”. Se ciò non bastasse “il cambiamento climatico porta zone temperate a divenire tropicali e questo fa sì che nuove specie di insetti si insedino dove non erano mai state”, conclude.