ANCONA, 17 FEB – “Abbiamo soccorso il 13 febbraio ma due giorni fa abbiamo visto le immagini di corpi sulle spiagge davanti alla Libia, e nel momento di quel naufragio non c’era lì nessuna delle nostre navi: sono state recuperate, penso, solo 7 persone dalla guardia costiera libica”. Dopo l’attracco della Geo Barents ad Ancona, con 48 migranti salvati, Juan Matias Gil, capomissione Medici Senza Frontiere, torna a puntare il dito contro la decisione del Governo di assegnare le navi umanitarie a porti distanti centinaia o migliaia di chilometri dal luogo dei salvataggio. Le operazioni di barco dei migranti alla banchina 22 che aveva ‘ospitato’ anche nel gennaio scorso altre due navi – la stessa Geo Barents e anche la Ocean Viking con altri naufraghi salvati – si sono concluse verso le 14:45 con il tradizionale applauso e le urla di gioia dell’equipaggio per il ‘salvataggio’ completato. “Un’altra volta ad Ancona, più di 1.500 km da dove abbiamo fatto il soccorso, con tanti porti prima e con tante cose che succedono in mare”, lamenta Gil che ricorda le circa 70 persone morte davanti alla Libia senza nessuno che potesse assisterle”. “Questa – attacca – è una chiara conseguenze delle misure che il governo sta prendendo, mandando noi qui, altre barche a Ravenna, Civitavecchia, a centinaia di chilometri da quello che è accettabile. Queste politiche hanno un costo di vite umane”. Tra i 48 migranti arrivati a bordo della Geo Barents, riferisce il capomissione Msf, ci sono nove minorenni “molto colpiti dalla traversata. Hanno solo 14-15 anni, e non è quello che ci auguriamo per le giovani generazioni. Lo fanno con dolore, è una scelta forzata venire qui, non è quello che vorrebbero”. Per i naufraghi sulla Geo Barents, riferisce ancora Gil, fortunatamente “non ci sono grandi problemi medici”.