Roma, 11 ago. “Quaranta anni fa, nei viali del Policlinico di Palermo -oggi a lui intitolato- veniva assassinato dalla mafia il professor Paolo Giaccone. La sua fermezza nel respingere pressioni mafiose sulla sua attività di medico legale, in coerenza con lo stile di grande correttezza della sua vita, fa avvertire il dovere di esprimere nei suoi confronti riconoscenza e ammirazione e di rinnovare solidarietà ai suoi familiari”. Lo afferma il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
“La sua figura esemplare -da indicare come modello ai giovani professionisti – rientra nel novero -ricorda il Capo dello Stato- di quanti hanno testimoniato, a costo di qualsiasi rischio, la dignità personale e quella della società di fronte alla protervia della prepotenza mafiosa; e la Repubblica lo ricorda costantemente”.
Giaccone, ucciso poche settimane prima dell’assassinio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, aveva ricevuto l’incarico di esaminare un’impronta digitale lasciata da uno dei killer che, nel dicembre 1981, avevano scatenato una sparatoria tra le vie di Bagheria, che causò quattro morti. L’impronta, che apparteneva a Giuseppe Marchese, esponente di primo piano della cosca di Corso dei Mille, era l’unica prova che poteva incastrare gli assassini. Giaccone ricevette delle pressioni perché aggiustasse le conclusioni della perizia dattiloscopica, ma si rifiutò e il killer fu così condannato all’ergastolo.