Roma, 1 feb. (Adnkronos Salute) – “Finalmente l’insonnia viene classificata come un disturbo a sé stante che ha sia una componente notturna, per cui il paziente fa fatica o ad addormentarsi o a mantenere il sonno, sia una componente diurna con specifiche conseguenze durante il giorno come irritabilità, scarsa concentrazione e attenzione, sonnolenza, lacune mnesiche”. Lo afferma Liborio Parrino, direttore della Scuola di specializzazione in Neurologia e direttore del Centro di Medicina del sonno all’Università di Parma, direttore Struttura complessa Neurologia Aou di Parma, in occasione della disponibilità in Italia del nuovo farmaco daridorexant, regolatore del ciclo sonno-veglia. “L’insonnia si presenta dunque come una malattia delle 24 ore – sottolinea Parrino – una patologia con una sua dignità e non come un sintomo secondario di qualcos’altro. E’ una malattia complessa, con più di 89 forme diverse”.
“Le regole del sonno sono una delle strategie per approcciarsi alle insonnie e prevenire disturbi del sonno nei normo-dormitori – evidenzia Luigi De Gennaro, professore ordinario di Psicobiologia e Psicologia fisiologica e di Psicofisiologia del sonno normale e patologico all’Università Sapienza di Roma – La lista è lunga: per prima cosa vanno evitate, prima di mettersi a letto, tutte le sostanze stimolanti (caffè, tè, nicotina, eccetera) e va evitata l’assunzione di alcol, che deprime e peggiora le normali funzioni respiratorie durante il sonno”. Inoltre è opportuno “mantenere una certa regolarità negli orari di addormentamento e risveglio; è sconsigliata la sera una eccessiva assunzione di cibi e di liquidi; va assolutamente evitata l’attività fisica nelle ore serali, così come l’uso di dispositivi elettronici, che rimandano l’addormentamento e sopprimono la secrezione spontanea della melatonina, che è strettamente legata al buio”.
Capire se si è insonni non è complicato. “L’insonne vorrebbe dormire e soffre perché non ci riesce – spiega Laura Palagini, Unità operativa di Psichiatria 2 universitaria, Ambulatorio di Medicina del sonno, Aoup Pisana – Vive una condizione di sofferenza soggettiva, si mette a letto e sente la necessità, la voglia, il bisogno di dormire, ma senza riuscirci perché il corpo è stanco e ha bisogno di recuperare, mentre il cervello è attivo, per cui la persona non riesce ad abbandonarsi al sonno. E’ importantissimo quindi, quando si manifestano le prime avvisaglie di insonnia che perdura nel tempo, non affidarsi alle cure fai da te, ma rivolgersi subito a uno specialista del sonno per impedire che la malattia diventi cronica ed evitare l’impatto negativo su mente e corpo”.
L’insonnia, ricordano gli esperti, è un problema emergente con picchi in età avanzata e genere femminile. La patologia si distingue in acuta – che interessa il 30% della popolazione e dura meno di 3 mesi – e cronica che può durare anche tutta la vita e che colpisce il 10-15% della popolazione, circa 5- 6 milioni di italiani.
Una nuova prospettiva terapeutica mirata per l’insonnia cronica in pazienti adulti, disponibile in Italia, è daridorexant, il primo farmaco della classe degli inibitori dell’orexina, neurotrasmettitore fondamentale per mantenere lo stato di veglia. Bloccando i segnali che promuovono i sintomi notturni – si legge in una nota di Idorsia, l’azienda produttrice – il farmaco è efficace anche sulla performance diurna, come evidenziano i dati di efficacia e sicurezza valutati fino a 12 mesi. “Le caratteristiche di questa molecola non sono solo la sua maneggevolezza e la sua sicurezza, come hanno dimostrato gli studi che ne hanno valutato gli effetti collaterali, ma anche l’efficacia: la qualità e quantità del sonno rimane anche se il farmaco viene assunto per lunghi periodi”, rimarca Luigi Ferini Strambi, professore ordinario di Neurologia all’Università Vita-Salute di Milano, direttore del Centro di Medicina del sonno dell’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano.
“Daridorexant agisce sull’orexina, neurotrasmettitore della veglia, inibendone il funzionamento poiché si lega ai suoi due recettori – descrive lo specialista – Il grosso vantaggio di questo farmaco è la sua emivita ottimale di 8 ore: questo vuol dire che impedisce il funzionamento dell’orexina per un periodo di tempo coincidente con il sonno. Al mattino l’orexina ricomincia a funzionare e, di conseguenza, il farmaco non dà sedazione dopo il risveglio. Gli studi controllati condotti con daridorexant hanno infatti dimostrato l’assenza di sonnolenza diurna e di problemi cognitivi. Altro vantaggio è che non serve solo a ridurre il tempo di addormentamento, ma facilita anche il mantenimento del sonno. Inoltre questo farmaco, rispetto ad altri composti ipnotici, si è dimostrato sicuro anche nei soggetti che soffrono di apnee durante il sonno, quasi la metà dei quali ha un problema di insonnia con difficoltà di mantenimento del sonno”.
“Abbiamo capito che la prima cosa da fare è proprio cambiare la percezione attuale dell’insonnia, considerata mero sintomo, ed elevare la forma cronica alla dignità di vera e propria ‘malattia’ – commenta Francesco Scopesi, General Manager di Idorsia Italia – E per raggiungere questo obiettivo abbiamo intrapreso e sostenuto una serie di iniziative educazionali per migliorare la formazione del medico e la sua consapevolezza dell’impatto che l’insonnia cronica ha sulla vita del paziente”.
“Per poter affrontare l’insonnia cronica – aggiunge – è importante fare una corretta diagnosi, studiarla in modo specifico, personalizzando l’approccio terapeutico in base al profilo del paziente. Sappiamo che ad oggi l’insonnia è seguita da un gruppo molto ristretto di clinici, principalmente operanti nell’ambito dei centri di medicina del sonno. Noi vogliamo favorire l’allargamento della cultura del sonno in Italia. Sappiamo che al paziente non viene chiesto ‘come dormi?’, che è invece una domanda fondamentale. L’insonnia è ancora molto sottovalutata, tutto questo deve cambiare”.