Roma, 21 ott. La sciagura aerea di Superga del 4 maggio 1949, è richiamata dal titolo dell’ “avvincente e convincente romanzo-verità” (così lo definisce Walter Pedullà) “Il comandante restò sulla collina” di Luigi Troiani (Morrone Editore, 272 pp., 18,00 euro). Sulle cause dell’incidente non c’è ancora oggi chiarezza: Troiani ne ricostruisce la dinamica e ricorda che la società costruttrice dell’aereo ai cui comandi era un pluridecorato pilota di guerra, istruttore di volo cieco nell’Aeronautica Militare, attribuì l’incidente all’ “errore umano”, ma l’anno dopo cancellò la produzione del velivolo. In soli tre anni, sei dei 12 Fiat G.212 venduti, si erano schiantati al suolo.
Introducendo il romanzo, il generale Mario Arpino, già Capo di stato maggiore dell’Aeronautica e Capo di Stato Maggiore della Difesa, sottolinea come “la descrizione della tragedia viene rimandata, di accenno in accenno, fino all’ultima parte del lavoro. Appare una scelta lungimirante dell’Autore, che permetterà ai lettori di ogni età di essere presi per mano e accompagnati al momento dell’incidente attraverso un cammino ragionato lungo settant’anni”.
Di Pierluigi Meroni, il giovane pilota dell’aereo schiantatosi sulla collinetta di Torino, “con a bordo un’allegra brigata di calciatori”, nessuno ha mai prima scritto, condannando all’oblio il personaggio chiave di una vicenda che ancora oggi commuove l’Italia e gli sportivi di tutto il mondo. Il bambino che a sette anni perse tragicamente il padre, oggi anziano immerso nei ricordi, nella postfazione ringrazia l’autore per la sua coraggiosa indagine, e per essere “riuscito a calarsi così bene nelle vicende vissute da me e dalla mia famiglia a causa del tragico fatto di Superga”. Nel libro, il grande Torino è sullo sfondo, così come le città di Milano e Torino degli anni del fascismo, della guerra, e dell’immediato dopoguerra; insieme alla Sicilia, nei cui aeroporti di guerra Meroni. iniziò la sua carriera di pilota. In prima piano la vita del personaggio, le sue amicizie, gli eroismi suoi e dei commilitoni, insieme al dialogo del figlio con l’amico di una vita e con il padre scomparso.