Firenze, 14 mar. – Leonardo da Vinci italiano a metà. Un documento scoperto all’Archivio di Stato di Firenze rivela che si chiamava Caterina la madre di Leonardo da Vinci e che era una principessa dei Circassi, figlia del principe Yakob, che governò uno dei regni sugli altopiani delle montagne settentrionali del Caucaso: dopo essere stata rapita, probabilmente dai tartari, fu fatta schiava e rivenduta ai veneziani.
I dettagli sulla nuova identità della mamma del genio del Rinascimento, che quindi sarebbe stato italiano solo per metà, sono stati scoperti dal professore Carlo Vecce, filologo e storico del Rinascimento, docente all’Università di Napoli “L’Orientale”, che nel corso di decennali ricerche si è dedicato soprattutto alla figura e all’opera di Leonardo.
L’annuncio della scoperta, che potrebbe mettere una parola definitiva sull’identità della donna che partorì Leonardo, è stato dato questa mattina a Firenze, nella sede di Giunti Editore, dove Vecce ha presentato in anteprima alla stampa internazionale il suo primo romanzo, “Il sorriso di Caterina. La madre di Leonardo”. “E’ una docu-fiction basata su una storia vera, dove i nomi dei personaggi citati sono quelli veri, rinvenuti nei manoscritti che ho consultato”, ha spiegato Vecce. Antonio Franchini, direttore editoriale di Giunti Editore, ha commentato: “Siamo di fronte a una scoperta storica di rivoluzionaria importanza”. Un giudizio che è stato condiviso subito dallo storico Paolo Galluzzi, accademico dei Lincei.
Nell’Archivio di Firenze, a firma del padre di Leonardo, Piero da Vinci, notaio del contado fiorentino, il professore Vecce ha portato alla luce l’atto di liberazione di Caterina “filia Jacobi eius schiava seu serva de partibus Circassie”. L’atto fu rogato il 2 novembre 1452, circa sei mesi dopo la nascita di Leonardo, su istanza della proprietaria della schiava, una certa Ginevra d’Antonio Redditi, moglie di Donato di Filippo di Salvestro Nati.
Leonardo fu il primogenito di Piero ma non di Caterina, perché, ha spiegato Vecce sulla base dei documenti dell’Archivio di Stato di Firenze, come le “Ricordanze” del letterato umanista Francesco di Matteo Castellani, risulta che nel 1450 era stata già incinta risultando infatti una balia che allattava. Vecce ipotizza anche che il notaio Piero fece l’amore con Caterina in Palazzo Castellani, oggi sede del Museo Galileo, sui lungarni fiorentini.
Secondo la ricostruzione di Carlo Vecce, il rocambolesco viaggio dalle montagne del Caucaso portò Caterina con le catene alle mani fino ad Azov, l’antica Tana, alla foce del fiume Don, da cui poi fu trasportata, attraverso il Mar Nero, nel 1439 a Costantinopoli: qui passò in mano a mercanti veneziani, che la trasferirono nella laguna di Venezia l’anno dopo, mentre nel 1442 giunse a Firenze intorno a 15 anni, dove fu serva e balia in casa di Ginevra. Fu qui che Caterina conobbe Piero da Vinci, il notaio con cui concepì il figlio illegittimo nato il 15 aprile 1452, ad Anchiano, piccolo borgo del comune di Vinci.
(di Paolo Martini)