Milano, 24 ott. (Adnkronos Salute) – In Lombardia 700mila donne soffrono di vulvodinia, 600mila hanno disturbi legati all’incontinenza urinaria, 500mila sono affette da lichen sclero-atrofico che colpisce 1,4 milioni, già in menopausa. Sono i dati di un’indagine illustrati in occasione del convegno ‘Stop Intimate Disorders’, promosso dal direttore dello Studio Egeria di Milano, Enrico Meloni e che si è tenuto in questi giorni all’Auditorium Gaber di Palazzo Pirelli.
“Ho voluto organizzare questo evento – afferma Meloni – per sensibilizzare il più possibile l’universo femminile affinché le donne possano prendere coscienza delle eventuali problematiche che riscontrano e trovare, quindi, risposte adeguate alle loro domande. La medicina può aiutare un processo di diagnosi e valutazione mirato che sfrutti la tecnologia e la farmacologia per ottenere un risultato definitivo senza dover ricorrere a cure invasive e dolorose”. Al seminario hanno partecipato, tra gli altri, Roberto Bernorio (specialista in ginecologia – psicoterapeuta – sessuologo clinico), Karina Makarenko (specialista in ginecologia e ostetricia), Debora Marchiori (specialista in Urologa); Giovanna Testa (specialista in ginecologia e ostetricia); Nerella Petrini (specialista in dermatologia – venerealogia); Simona Colicchia (fisioterapista specializzata nel trattamento del pavimento pelvico) e Ettore Palma (specialista in ostetricia e ginecologia e docente della Sapienza di Roma).
Oltre 10 milioni di donne – si legge in una nota – soffrono di patologie legate a disturbi dell’apparato uro-genitale. Stando ai dati pubblicati dal Centro Studi Egeria per il benessere della donna, più del 15% della popolazione femminile soffre di vulvodinia, più del 20% di incontinenza urinaria. Problematiche intime che, spesso, si ripercuotono sulla vita di coppia. Oggi, però, queste patologie possono essere curate con tecniche mini-invasive e dall’efficacia certificata. “In Italia ci sono centinaia di migliaia di donne ‘invisibili’, che vivono nell’ombra – rimarca Bernorio -. Il messaggio è: non abbiate timore di rivolgervi ad uno specialista, da patologie come vulvodinia e vaginismo si può guarire, grazie a terapie mirate che possono arrivare sino al 95% di efficacia. È necessario, però, uno sforzo collettivo. Da un lato le donne non devono più vergognarsi o sentirsi colpevoli, anche per retaggi storici e culturali, di avere disfunzioni che possono certo capitare. Dall’altro, il mondo sanitario deve comprendere che bisogna avere maggiore consapevolezza nei confronti di malattie spesso misconosciute e non facilmente diagnosticabili. Ecco perché è necessario rivolgersi a specialisti seri e preparati, che non prendano sottogamba sintomi e soprattutto sappiano ascoltare le pazienti”.