Roma, 17 ago. (Adnkronos/Labitalia) – Quest’anno chi cerca una stanza in affitto in una delle principali città italiane farà meglio ad optare per una doppia: infatti i prezzi delle singole sono aumentati di ben 11 punti percentuali rispetto al 2021 (439 euro) mentre un posto letto in doppia costa il 9% in meno (234 euro). È quanto emerge dall’ultimo rapporto di Immobiliare.it Insights, business unit di Immobiliare.it specializzata in studi di mercato, che ha anche confermato il primato di Milano come città più cara d’Italia con il prezzo di una singola che per la prima volta ha sfondato quota 600 euro (620 euro), in rialzo del 20% rispetto allo scorso anno e dell’8,2% rispetto al pre-pandemia.
Buone notizie per i proprietari, dopo gli anni segnati dalla crisi innescata dal Covid: la domanda infatti continua a crescere, con un +45% per le singole e un +41% per le doppie rispetto al 2021, mentre lo stock di locazioni disponibili sul mercato si riduce, rimanendo sempre di segno più per le singole (+7%) ma comunque lontano dai volumi degli scorsi anni.
Sul gradino più alto del podio resiste Milano, dove per potersi permettere una stanza singola bisogna mettere a budget 620 euro di media mentre per un posto letto in doppia ne servono circa la metà (321 euro). Significativa la differenza di prezzo rispetto a Roma, seconda classificata: più di 150 euro. Nella capitale, infatti, per una singola si paga di media 465 euro, 248 per la doppia. Seguono poi Padova e Firenze, dove per affittare una singola servono poco più di 450 euro. Sempre sopra i 400 euro Bologna, in quinta posizione con 447 euro. Tra le città universitarie che invece offrono una camera tutta per sé (appena) sotto tale soglia troviamo Torino e Venezia, entrambe attorno ai 360 euro, e Napoli, a quota 337.
Se confrontati con il 2021 i prezzi delle stanze, con pochissime eccezioni, hanno subito una nuova e significativa spinta al rialzo. Le variazioni più consistenti si registrano a Padova, con oscillazioni positive che superano il 40%, e a Milano e Firenze, che si aggirano intorno al +20%. Aumenti importanti anche a Bologna, +16,7%, e a Modena, +12,6%. In particolare, quest’ultima ha conosciuto una crescita nei prezzi del 28,6% nel confronto con il periodo pre-pandemia. In controtendenza rispetto al generale aumento delle locazioni solo Pescara (-19,4%) e Catanzaro (-10,6%), che tuttavia rispetto al 2019 guadagna 16,4 punti percentuali.
Storica città universitaria è quella che ha conosciuto il più significativo incremento dell’interesse nell’ultimo anno: infatti la domanda per una stanza singola nel capoluogo veneto, sede di importanti poli universitari quali Ca’ Foscari e Iuav, è quasi quadruplicata (+373,2%). In accordo con questa tendenza l’offerta in città è sensibilmente diminuita rispetto allo scorso anno facendo registrare un -26%. I prezzi, dopo la flessione degli anni della pandemia, sono tornati a salire acquistando oltre 10 punti percentuali nell’ultimo anno e attestandosi sui 360 euro.
In quasi tutti i principali poli universitari, con qualche eccezione, c’è stato un consistente aumento nella richiesta rispetto al 2021. Oltre a Venezia, dove, come abbiamo visto, l’interesse ha conosciuto un incremento di quasi 4 volte, i volumi della domanda raddoppiano anche Napoli (+118%) e Latina (+102,2%). Molto attrattivi anche i centri di Palermo (+97,2%) e Novara (+93,4%). In netta controtendenza città come Ancona (-34,4%), Trieste (-27,7%) e Genova (-22%).
“Come avevamo preannunciato un anno fa – commenta Carlo Giordano, board member di Immobiliare.it – la situazione stanze nelle principali città universitarie italiane tornata ad una sostanziale normalità Studenti e lavoratori fuori sede sono tornati a popolare i grandi centri, innescando di fatto la ripresa del mercato delle locazioni. L’elevata richiesta, che ha portato ad una contrazione dell’offerta, ha fatto sì che i proprietari, per i quali l’immobile è un reddito integrativo tornassero ad alzare i prezzi, che attualmente in molte città sono addirittura superiori a quelli del periodo pre-pandemico”.
“E’ prevedibile – spiega – che, con la crisi alle spalle, si ritorni alle logiche di crescita continua, soprattutto dove l’offerta di immobili scarseggia. Questo trend richiederà ulteriori sacrifici alle famiglie per assicurare le migliori opportunità di studio e/o professionali ai loro figli”.
“Sarà necessario – fa notare – che le istituzioni ragionino su come continuare ad assicurare l’importante ruolo di accoglienza dei grandi centri urbani del Paese, partecipando con iniziative di offerta che siano rilevanti nel mercato. In caso contrario è probabile che questi diventino appannaggio esclusivo di quelle fasce di popolazione che posso contare su un risparmio accumulato negli anni, a discapito dei più giovani, motore propulsivo della società”.