Roma, 3 dic. (Adnkronos Salute) – La comunicazione tra medici e pazienti è vitale per il successo terapeutico. Lo ricorda, in occasione della Giornata mondiale dell’Aids del primo dicembre, la campagna ‘Vhivian, la giusta luce fa la differenza’ che, all’interno della piattaforma Rhivolution, si rivolge in modo specifico alle persone che vivono con Hiv, con l’obiettivo di migliorare la qualità del dialogo che hanno con il loro medico. Questa competenza clinica – si legge nel sito – è fondamentale perché, stabilendo un rapporto di fiducia, si crea una relazione terapeutica che consente agli operatori sanitari di comprendere meglio la situazione del paziente e di ottimizzare le loro condizioni di vita. La campagna Vhivian si focalizza sulla necessità di affrontare, con trasparenza e attenzione, i bisogni dei pazienti ricordando che, nonostante le difficoltà legate alla convivenza con il virus, possono non solo godere di una vita come quella di chi non convive con il virus, ma anche migliorarla in base alle proprie necessità. Il messaggio centrale di Vhivian insiste quindi sulla ‘giusta luce’ su cultura, conoscenza e informazioni che fanno ‘la differenza’, invitando così a guardare oltre le difficoltà e a concentrarsi sulle opportunità di cura e di miglioramento della vita quotidiana. A differenza di Rhivolution che ha un respiro più ampio e multi-target – spiega una nota – Vhivian è una campagna localizzata e mirata, con lo scopo di promuovere un cambiamento concreto nella relazione medico-paziente. Promuovere il coinvolgimento con l’operatore sanitario è necessario, infatti, per facilitare le competenze che aiutano le persone che vivono con Hiv a gestire l’infezione e, in particolare, a migliorare l’aderenza alla terapia antiretrovirale e alla loro salute. Con l’obiettivo di migliorare la comunicazione medico-paziente con Hiv, Rhivolution propone 6 suggerimenti. Il primo riguarda l’ascolto attivo, definito il livello più elevato ed efficace dell’ascolto perché presta attenzione completa a quello che una persona dice mostrando interesse e senza interrompere. In particolare, nel caso dell’Hiv, accanto alla competenza medica professionale, buone doti di comunicazione, comportamento etico, rispetto della dignità della persona con Hiv, buone qualità di lavoro di squadra e attenzione alla riservatezza. Un altro punto riguarda la chiarezza e comprensibilità e invita i medici a evitare l’utilizzo di termini tecnici clinici, preferendo un linguaggio diretto e semplice in modo da permettere al paziente di ribattere e di iniziare una vera e propria conversazione incentrata sulla salute: un paziente messo a suo agio favorisce infatti uno scambio reciproco di domande aperte, senza pregiudizi. Il terzo suggerimento è sul coinvolgimento del paziente nel processo decisionale aiutandolo a prendere coscienza della propria malattia, dei rischi associati e dei vantaggi di un trattamento adeguato. Un altro aspetto importante è la comunicazione non verbale. Diverse ricerche mostrano che segnali non verbali, come una posizione del corpo leggermente piegata, il mantenimento del contatto fisico e il tono della voce, danno ai pazienti un’indicazione di quanto interesse il medico riponga nella cura della loro salute, e nel valore delle informazioni che i pazienti stessi forniscono e che riguardano problemi medici, psicologici e sociali come lo stigma associato all’Hiv. E’ inoltre di grande importanza, sottolinea il quinto punto, che i medici possano comunicare bene con i pazienti offrendo un più lungo tempo di visita, che può, a sua volta, essere un problema, dati i limiti di tempo che sono propri della pratica medica. Infine, l’ultimo aspetto da tenere presente è il feedback del paziente, rilevante per il miglioramento della prestazione del medico. Il bagaglio di conoscenze del paziente e la sua vulnerabilità possono offrire un punto di vista diverso nella traiettoria di cura sperimentata di ogni ambulatorio.