Governo: torna ‘premier time’, Meloni ringrazia per unità su violenza donne ma punge tutti

Di Redazione / 23 Novembre 2023

Roma, 23 nov. La spilletta rossa appuntata sul doppiopetto bianco in ricordo di Giulia Cecchettin e di tutte le donne vittime di violenza, l’applauso dell’Aula del Senato per una morte che ha scosso l’Italia intera, che ha fatto ‘rumore’ nelle aule scolastiche, tra i giovani, nel Paese. Il ‘premier time’ di Giorgia Meloni -primo question time di un presidente del Consiglio in un’Aula parlamentare dopo 4 anni di assenza- inizia nel segno della tragedia di Vigonovo: a ricordare Giulia, una giovane vita stroncata a pochi giorni dalla laurea, è Antonio De Poli, questore del Senato in quota Udc, che rivolge alla presidente del Consiglio un’interrogazione sull’occupazione femminile e la natalità. L’inversione di rotta impressa dal governo, rivendica Meloni snocciolando i numeri, “è forse il risultato che mi rende più fiera di questo primo anno di governo”.

La premier ringrazia i gruppi, di maggioranza e opposizione, “per il lavoro che tutti hanno fatto per le norme a contrasto” della violenza di genere. E’ la prova, dice, che “esiste un terreno sul quale siamo in grado di lavorare insieme, e su questo terreno noi siamo sempre a disposizione”. La questione femminile tiene banco nel paese ma anche in Parlamento. Al Senato, subito dopo il question time, viene proiettato il film di Paola Cortellesi ‘C’è ancora domani’. Rimbalza la notizia che la presidente del Consiglio si fermerà a vederlo o quanto meno si recherà in transatlantico per apprezzare l’installazione al centro della sala: un paio di scarpe rosse, simbolo delle donne alle prese con violenze e botte, tante, in troppi casi fino a morirne. Meloni invece tira dritto e rientra a Palazzo Chigi, dove l’attendono i suoi dossier, il Presidente cipriota in visita nel tardo pomeriggio.

Ma domani anche Palazzo Chigi si illuminerà di rosso per Giulia e le tante, troppe, donne vittime di violenza. Ci saranno anche testimonial di peso al fianco di Meloni, personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport: tra questi Bebe Vio, giocatori della Roma e della Lazio, forse anche il ct della Nazionale Luciano Spalletti, che nei giorni scorsi ha etichettato gli uomini che si macchiano di violenze ai danni delle donne “codardi di merda”. Tutti uniti contro un nemico comune da abbattere, ma che -numeri alla mano- non indietreggia di un passo. Meloni ringrazia il Parlamento per il lavoro che li ha visti insieme, ma il question time tocca tanti altri temi e lei punge. Ne ha, tra gli altri, per i sindacati -che vedrà domani- per il governo dell’Emilia Romagna affidato al dem Stefano Bonaccini, per gli ex premier Giuseppe Conte e Matteo Renzi.

Al leader di Iv, che le ricorda che pane, pasta e benzina aumentano rimproverandole un racconto falsato della realtà e del Paese, riserva la battuta più sagace: sul “prezzo della benzina – l’affondo -, se vuole aiutarci con il suo amico Mohamed bin Salman, aiuterà il Paese…”, dice. Ammette che il Parlamento le manca, “si vede anche dalla passione che metto nei miei interventi”, afferma, ricordando di avere una lunga esperienza parlamentare alle spalle. Risponde a 9 interrogazioni -un’ora e 26 minuti di dibattito con il microfono che fa le beffe, costringendola a scalare di un posto occupando lo scranno del responsabile del Mef, Giancarlo Giorgetti -: dagli statuti delle autonomie speciali alla crescita economica e politiche congiunturali, dagli eventi climatici estremi al sostegno a lavoratori e famiglie, dal conflitto in Ucraina alla sicurezza urbana. Passando per le pensioni nonché per il contestato protocollo d’intesa con l’Albania sull’immigrazione.

Sul Pnrr parla di un “lavoro proficuo con l’Unione Europea”, si toglie un sassolino dalla scarpa contro i presunti ‘gufi’ da sempre nel mirino del governo: “tradita – dice- la speranza delle opposizioni sulle rate non pagate”. Punzecchiata dal grillino Stefano Patuanelli, Meloni torna sulla telefonata fake del duo comico russo Vovan&Lexus, ma usa l’incidente per un attacco frontale, l’ennesimo, al leader M5S Giuseppe Conte: “sono fiera di essere lontana anni luce dal modello di chi prima di me si mostrava accondiscendente al telefono salvo poi mostrare i denti a favore di telecamere o votava il sostegno militare a Kiev finché si trattava di mantenere il proprio posto al governo, per poi decidere che non andasse più aiutata Kiev quando è passato all’opposizione per guadagnare consenso facile, sulla pelle e sulla libertà di una nazione sovrana”, affonda.

Ne ha anche per il Pd o meglio per l’Emilia Romagna a guida Stefano Bonaccini. Sull’alluvione che ha messo in ginocchio la Regione, “da parte del governo non c’è stata nessuna promessa mancata o distrazione. Segnalo sommessamente – dice – che la piattaforma Sfinge, per presentare le domande di risarcimento e di competenza della Regione Emilia Romagna, è operativa solo dal 15 novembre scorso, due mesi dopo l’ordinanza del commissario Figliuolo. Senza operatività” della piattaforma “è impossibile quantificare il fabbisogno finanziario. Il governo sta ancora aspettando, inoltre, la ricognizione dei danni dell’Emilia Romagna. Il governo ha agito con il massimo sforzo, senza polemica, guardando ai bisogno di cittadini e non al colore politico dell’interlocutore istituzionale, ma mi rendo conto che non è costume diffuso”.

‘Bacchetta’ anche i sindacati, che domani vedrà a Palazzo Chigi per una manovra che resta tuttavia blindata: “prima avevano una mobilitazione contenuta, ho registrato dal 2012 al 2022 circa 6 scioperi generali – fa di conto – ora se ne fanno due ogni anno, ma anche questa è una buona notizia”. Intanto il leader della Cgil, Maurizio Landini, ha già fatto sapere che domani non sarà all’incontro: “il dono dell’ubiquità non è ancora possibile”, dice, ricordando che è già in agenda lo sciopero generale proclamato dalle Regioni del Nord e 40 manifestazioni in programma. Idem la Uil, risponde alla ‘chiamata’ solo la Cisl.

Sul tavolo con le parti sociali -rispetto al quale si moltiplicano gli interrogativi su una convocazione a sorpresa, forse foriera di novità inattese- farà capolino anche la contestata norma che ‘sforbicia’ le pensioni di alcune categorie di dipendenti pubblici, compresi i camici bianchi. Nell’ora e 26 minuti di premier time, Meloni torna ad aprire spiragli: “sull’articolo 33 della manovra – dice -, che coinvolge alcuni medici, è stato evidenziato un trattamento disomogeneo. Il governo ha annunciato che intende rivedere la norma, in particolare sugli operatori sanitari”, affinché “non subisca penalizzazione chi accede alla pensione di vecchiaia o ha elevata anzianità contributiva”. Al termine delle interrogazioni, Meloni si ferma qualche minuto in Aula coi suoi, poi rientra di corsa a Palazzo Chigi. Domani in mattinata sarà a Verona per un nuovo accordo col territorio, poi il rientro a Roma dove la sede del governo si accenderà di rosso. Per Giulia, che non c’è più, e per tutte le altre come lei.

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