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Gemmato, ‘in 3 anni quasi 7 mld nelle casse del Fsn, mai così tanti’

Di Redazione |

Roma, 31 dic. (Adnkronos Salute) – “Nella regionalizzazione della sanità ci sono storture e differenze. L’articolo 32 della Costituzione garantisce il diritto all’assistenza sanitaria per tutti i cittadini senza distinzione, lo dico con tutti i distinguo di chi sa che abbiamo difficoltà in bilancio. Questo ministero ha dotato il Fondo sanitario nazionale per quest’anno di 2 miliardi e 150 milioni in più. L’anno prossimo ci saranno 2 miliardi e 300 milioni in più e, per il 2025, ci saranno 2 miliardi e 600 milioni in più. In 3 anni si riversano nelle casse del Fsn quasi 7 miliardi, un picco mai sfiorato nella storia repubblicana”. Così il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, intervenendo questa mattina in Senato alla presentazione del VI Rapporto annuale dell’Osservatorio farmaci orfani (Ossfor), che scatta una fotografia a livello nazionale e regionale del mercato dei farmaci orfani nel nostro Paese al 31 dicembre 2021. “Ho chiesto la delega alle malattie rare perché in questi anni, anche se non da protagonista perché all’opposizione, ho seguito puntualmente tutti i lavori e ho contribuito all’approvazione della Legge 175 del 2021 che è passata all’unanimità, elemento non accessorio – sottolinea Gemmato – a testimonianza che c’è una straordinaria attenzione della politica alle malattie rare”. Sull’implementazione del Fsn, Gemmato difende il governo Meloni. “Certo, se si parametra la percentuale sul Pil del 2020-21, in cui con la pandemia l’Italia era chiusa – spiega – il denominatore si assottigliava e il numeratore saliva, si è arrivato al 7%. In fase di ripresa, comunque, siamo al 6,3-6,4%, che è un aumento del Fsn in termini assoluti. Senza fare polemiche – continua il sottosegretario – nella redazione dell’ultimo Documento di economia e finanza dello scorso Governo si diceva testualmente che, dopo il picco dovuto agli investimenti pandemici – mascherine, respiratori e vaccini – si era portato il Fsn da 114 a 124-126 miliardi. Questo valore doveva tornare alla normalità e quindi scendere. Cosa che noi non abbiamo fatto – ribadisce – ma l’abbiamo implementato. Lo dico perché, essendo la spesa farmaceutica legata al Fsn e andando a coprire il 15% di quella spesa, è di tutta evidenza che se il montante cresce aumenta anche quanto si può spendere per i farmaci” non solo per i pazienti rari, “e questo è di conforto a tutti”. A proposito dell’attuazione di quanto previsto dal Testo unico sulle patologie orfane, “il 24 settembre è stato istituito il Comitato malattie rare, ma non era stato convocato – ricorda il sottosegretario – L’abbiamo fatto noi e iniziato a pensare alla legge quadro e alle sue determinazione per la riduzione delle diversità nell’approccio alla cura delle malattie rare. E’ evidente – rimarca Gemmato – che il Piano nazionale di ripresa e resilienza può e deve avere un impatto forte su questo. Ho espresso forti critiche nei confronti delle 1.350 Case di comunità che dovrebbero servire nella sanità territoriale, ma sono parametrate ogni 45-50mila abitanti. Questa non è sanità territoriale se la penso rispetto alle aree interne, depresse, dove non ci sono presidi ospedalieri. L’altro macro tema è l’assenza del personale medico, infermieristico e sanitario che possa presidiare le Case di comunità che però, riconosco, possono avere un ruolo di compensazione tra ciò che manca oggi nell’assistenza territoriale, insieme agli Ospedali di comunità previsti dal Pnrr e come la telemedicina”. Da farmacista e farmacista ospedaliero, il sottosegretario ricorda che “le farmacie ospedaliere nella dispensazione dei farmaci, selezionando la giusta quantità di farmaco”, forniscono al paziente con malattia rara “una cura particolarmente personalizzata. Questi professionisti potrebbero quindi migliorare l’aderenza terapeutica e, dosando il farmaco, far risparmiare lo Stato visto che, sappiamo, sono farmaci molto costosi”. Nell’approccio alla possibilità di approvare nuovi farmaci, per Gemmato “è di tutta evidenza che un’Aifa un po’ imballata – passatemi il termine – tra direttore generale e presidente del Consiglio di amministrazione comportava enormi ritardi nell’approvazione di nuovi farmaci in commercio. Il Governo si è fatto carico, con un emendamento al Ddl Calabria, molto contestato dall’opposizione, del superamento della governance di questa anomalia in Aifa. Con una commissione unica si ha una ristrutturazione strumentale per approvare nuovi farmaci in maniera più veloce e rispondere alle esigenze determinate dalle malattie rare in cui la velocità di approvazione non è una variabile indeterminata rispetto alla risposta” terapeutica “e alla qualità della vita”.

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