Roma, 19 ago. (Adnkronos Salute) – “Con questa fiammata del rincaro dell’energia del +600% che stiamo registrando, rispetto a un anno fa, nel nostro settore, si profila un reale rischio di carenza di farmaci e della stessa sopravvivenza delle aziende produttrici di medicinali, che sono beni essenziali non solo per la salute ma per la sicurezza di un Paese”. A lanciare l’allarme per quella che definisce “una situazione di grande rischio, difficilmente sostenibile” è il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani che, all’Adnkronos Salute, descrive il mix di criticità che il settore sta scontando: dai costi dell’energia alle materie prime. E per questo invoca “una moratoria sulla riduzione dei prezzi dei medicinali” e ribadisce il suo ‘no’ alla revisione dei prontuari farmaceutici.
“Tutti i settori della nostra filiera stanno assorbendo parte importante di questi aumenti di costi, perché noi – sottolinea Cattani – non possiamo riversarne a valle gli effetti, ovvero sul consumatore, dato che in larga parte i prezzi sono concordati con Aifa e regolamentati. Quindi questa crisi energetica determina effetti indiretti aggiuntivi per le aziende farmaceutiche, con incrementi di tutti i fattori della produzione, materiali, imballaggi, manutenzioni, fiale, packaging che è fatto di materiale cartaceo, che mediamente sono cresciuti solo nel primo semestre 2022 del 40% rispetto all’anno scorso”.
A fianco all’incremento dei costi, “vi è anche un problema di carenze: oggi vi è una competizione globale per tutte le materie prime, non solo per il gas o l’energia, ma di tutte quelle che determinano la produzione dei farmaci, teniamo presente che l’85% degli ingredienti che arrivano in Europa per produrre medicinali arrivano da Cina e India, quindi siamo dipendenti da quell’area. Ma – ribadisce – non possiamo trasferire nemmeno in parte gli incrementi sul prezzo finale e questo sta creando una situazione di grande rischio per le aziende produttrici, che rischiano di non poter più mantere la loro operatività. Siamo di fronte a un segnale di grande allarme e preoccupazione”, avverte.
“A questo incremento dei costi, a fronte di un’inflazione che a luglio ha toccato l’8%, i prezzi al consumo dei farmaci con prescrizione sono scesi dell’1%, effetto di scadenze di brevetto o rinegoziazioni con Aifa”, denuncia il leader di Farmindustria. Per questo – afferma – “quello che noi chiediamo è che non vi siano riduzioni dei prezzi, che vi sia cioè una moratoria” su questo. Dunque “no alla revisione dei prontuari, anzi – ammonisce – bisogna dare più risorse alla salute, alla spesa in farmaci, in primis ospedaliera, anche per andare a risolvere il problema del payback”, che grava ulteriormente sulle imprese.