Roma, 5 ago. Tra punti fermi, colpi di scena ed incertezze l’Italia avanza inesorabilmente verso il voto. “Sulla base dei dati attualmente disponibili, e cioè delle stime che è possibile fare a bocce ferme, prima che inizi la campagna elettorale, l’unico vero quesito è di quanto vincerà il centrodestra. Pare assai probabile che ottenga la maggioranza assoluta dei seggi ma pare molto improbabile che possa ottenere quella maggioranza dei 2/3 in entrambe le Camere che consentirebbe di modificare la Costituzione senza passare per un referendum confermativo. Perché ciò accada il centrosinistra dovrebbe andare tanto male da perdere anche nei collegi uninominali che oggi appaiono blindati a suo vantaggio”. Così all’Adnkronos Salvatore Vassallo, professore di Politica comparata e Analisi dell’opinione pubblica all’Università di Bologna e direttore dello storico Istituto di studi e ricerche Carlo Cattaneo.
Sullo scacchiere, altro rebus è Italia Viva: “Non sono misurabili né l’eventualità che superi il 3%, né l’impatto che una sua assenza o presenza in coalizione potrebbe avere sui risultati in specifici collegi uninominali. Due le ragioni: le variazioni stimate nel corso del tempo dai sondaggi riguardo alle intenzioni di voto per piccoli partiti tra l’1 e il 3%, variazioni che hanno fatto parlare ripetutamente di sorpassi dell’uno sull’altro, sono inevitabilmente imprecise, per caratteristiche dell’elettorato italiano e per le tecniche usate. Credere che quelle stime indichino misure esatte è pura superstizione. Inoltre, di Italia Viva non abbiamo nessuna misura sulla distribuzione territoriale del voto, perché non è stata mai presente in elezioni politiche generali”.
Sfuggono alle previsioni anche Sinistra italiana di Nicola Fratoianni e i Verdi di Bonelli: “Sappiamo abbastanza bene di entrambi in quali territori hanno più voti le liste Verdi e di Sinistra perché erano presenti alle Europee, però non possiamo dire quanta parte di quegli elettori li seguirebbe là dove entrambi decidessero di abbandonare per il M5s il centrosinistra, unica coalizione in grado di fronteggiare il centrodestra”.
Nel frammentato scenario dei più piccoli, guardando al tasso di partecipazione alle ultime elezioni, quanti voti occorrono per superare la soglia di sbarramento del 3% necessaria per avere dei seggi? “La legge stabilisce lo sbarramento per evitare la frammentazione – ricorda Vassallo – La percentuale si calcola sul voto valido, ovviamente. Il 3% degli elettori che hanno espresso un voto valido nel 2018, con una partecipazione del 73% degli aventi diritto, sono stati circa 950mila; se si calcola lo stesso valore con riguardo a quelli (percentualmente di meno) che hanno partecipato alle europee 2919, il numero si abbassa a 800mila. Se nel 2022 la partecipazione fosse intorno al 68% sugli aventi diritto, il 3% dei validi sarebbero circa 900mila”. Quei partiti che invece non raggiungono la soglia, ma arrivano almeno all’1%, “come per esempio potrebbe avvenire con le liste eventualmente promosse da Di Maio, in base alla legge elettorale vigente, non ottengono seggi per i candidati nelle loro liste, ma contribuirebbero comunque con i loro voti al risultato complessivo della coalizione stessa, sia nei collegi uninominali, sia nella quota proporzionale”.
(di Roberta Lanzara)