Castelli “Dal Superbonus effetto tossico sulla ricostruzione post-sisma”

Di Redazione / 15 Dicembre 2023

ROMA (ITALPRESS) – Il Superbonus “ha prodotto un effetto tossico” sulla ricostruzione post-terremoto “perchê molte imprese si sono orientate verso il 110, lasciando sguarniti i cantieri del sisma”. Lo ha detto Guido Castelli, commissario straordinario di Governo per la ricostruzione post-sisma del 2016, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress. Un altro effetto negativo del Superbonus é che “quando le imprese sono tornate a occuparsi di sisma”, avevano “i cassetti fiscali pieni e una fragilitá economica che ha fatto perdurare questo effetto tossico. È stato un delitto non utilizzare quei soldi per la grande emergenza di un Paese in cui un terzo dei Comuni si trova in zone altamente vulnerabili: il Sisma bonus ha assorbito meno del 10% di quei 130 miliardi di costo e invece tutti si sono dati ai cappotti e agli infissi. Quando si verificherá la prossima scossa – che ci sará, é inutile incrociare le dita o toccare ferro – dovremmo togliere i cappotti pagati dai contribuenti italiani per vedere se ci sono lesioni sugli immobili. Prima di fare i cappotti, bisognava trovare il modo di consolidare le strutture: rischiamo di avere altri disastri perchê si é invertito l’ordine delle prioritá”. A che punto é la ricostruzione? “Sono stato chiamato a superare le molte false partenze che hanno afflitto la procedura, che si annunciava giá particolarmente complessa: si parla spesso del terremoto, ma in realtá sono stati quattro che si sono susseguiti tra il 24 agosto 2016 e il 18 gennaio del 2017, per oltre 8mila km di cratere”. Il governo ha cercato di “dare un cambio di passo e posso dire che finalmente, dopo 11 mesi, i dati ci dicono che quel cambio di passo c’é stato: a novembre abbiamo fatto il record delle liquidazioni che materialmente stiamo facendo in favore delle imprese che lavorano concretamente nei cantieri, stiamo lavorando senza sosta e abbiamo semplificato molto”, ha spiegato. Per quanto riguarda gli immobili privati “c’é un problema molto importante: su 50mila pratiche da terremoto che attendevamo, abbiamo avuto 29mila progetti depositati e ancora mancano 20mila progetti. C’é un problema di saturazione della classe tecnica, perchê abbiamo quasi completato la presenza professionale: i tecnici che si stanno applicando sul tema sono appena 4.000, quindi abbiamo un problema di ‘cilindrata’. Sto facendo continuamente un appello affinchê siano anche altri i tecnici che si occupino di questa cosa”. Per Castelli “c’era una diffidenza che circondava gli operatori professionali, tante norme si affastellavano: via via abbiamo ‘disincrostato’, dando ai singoli progettisti il compito di prendersi le proprie responsabilitá”. È necessario ricostruire ma bisogna anche “mantenere il flusso minimo vitale in zone che, anche prima del 24 agosto 2016, erano ‘malconce’ dal punto di vista demografico e della vitalitá economica: c’é un modello economico e sociale da rivedere”, per questo “abbiamo avuto la possibilitá di utilizzare 1,8 miliardi di Fondo complementare al PNR Sisma per stimolare economicamente le imprese. I risultati sono stati davvero soddisfacenti: di fronte a 600 milioni messi in campo per lo stimolo alle imprese, abbiamo avuto richieste per 1,5 miliardi: vuol dire che c’é vita nel cratere”, ha sottolineato. Il Centro Italia é fatto da piccole e medie imprese, start up giovanili, grandi aziende. “Abbiamo cercato di non escludere nulla: la nostra idea era quella di superare l’idea di un Appennino ‘presepe’ dove si va anche a passeggiare, ma dove ci sono anche delle realtá industriali importanti, per arrivare fino alle comunitá energetiche rinnovabili e a un piano di viabilitá che é il presupposto perchê la gente torni a vivere” in questi luoghi. Questo piano, “che serve a far uscire dall’isolamento quel quadrante del Centro Italia, complessivamente cuba 2,7 miliardi: in un anno abbiamo messo a terra 1,1 miliardi, non é poco in un’Italia in cui non si sa spendere”, ha proseguito Castelli. “Questo Centro sta scivolando verso Sud: dobbiamo recuperare la spina dorsale dell’Italia”. È uno dei motivi per cui é andato alla Cop28? “Assolutamente. Crisi climatica e crisi demografica sono due facce della stessa medaglia: se ripopoliamo l’Appennino – e questo é uno degli obiettivi impliciti della ricostruzione – creiamo le condizioni” anche per contenere “le 600mila frane attive che ci sono in Italia, attraverso un comportamento che non ha nulla a che fare con la pur necessaria limitazione dell’anidride carbonica: un vigneto trattiene una frana piú del bosco, peró se non ci sono gli uomini che coltivano la terra poi piangiamo i lutti”. Serve “un atteggiamento pragmatico e non ideologico: l’Italia é fragilissima e anche gli obiettivi di contenimento dell’inquinamento vanno declinati sulle specificitá della nostra nazione. Non siamo un atollo del Pacifico, possiamo fare quel che riusciamo con l’elettrico ma é piú importante che questo manufatto meraviglioso che si chiama Italia possa indebolirsi sempre di meno”. Quali sono i primi obiettivi per il 2024? “Sicuramente Amatrice: é il posto dove si é piú indietro, ci sono tanti problemi. Dopo sette anni ancora troppa gente é fuori dalle proprie case: la bacchetta magica non ce l’ho, peró devo dare quello che é possibile per far sí che il vuoto e la desolazione non siano prive di uno sguardo delle istituzioni”. – Foto Italpress – (ITALPRESS). xi2/sat/red 15-Dic-23 11:52

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