Roma, 7 mar. “La transizione ecologica è una questione che riguarda tutta la società, la sua organizzazione nel suo profondo, sia la dimensione sociale, che quella economica e politica e questo implica cambiamenti in tutti gli ambiti, persino in quelli istituzionali. C’è bisogno di un coinvolgimento e di un confronto tra realtà che misurino ciascuna per la propria parte qual è l’elemento di cambiamento che le compete”. Lo ha detto il deputato del Pd ed ex Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, a margine degli Stati generali della Transizione Ecologica organizzati dall’Associazione TES (Transizione Ecologica Solidale) a Roma.
“Purtroppo i cambiamenti già determinati nel clima e nell’ambiente hanno già dato un segnale molto forte – ha aggiunto Orlando – di ciò che può accadere se non si fa nulla. Adesso bisognerebbe mettere in campo più determinazione nel far comprendere che cosa può accadere se si fa qualcosa. Rimanere in mezzo al guado, come qualcuno suggerisce non è un buon modo di preservare ciò che c’è. È un modo di lasciare che ciò che c’è si deteriori e contemporaneamente di non affrontare le possibili sfide”.
“Sicuramente di fronte a noi abbiamo il tema dell’energia, fondamentale per quanto riguarda i cambiamenti climatici – ha spiegato l’ex ministro dem – aggravato dalla vicenda della guerra, il tema dell’acqua che sarà drammaticamente di attualità nei prossimi mesi, il tema di una trasformazione del nostro territorio che tenga conto dell’esigenza di preservare il suolo”.
“Ora queste tre grandi sfide non possono essere affrontate in termini di rinvii, perché un ambiente nel quale incidono i cambiamenti – ha detto Orlando – non solo è insalubre ma è un ambiente dove spesso il prezzo che paga l’economia è altissimo. Quindi, contrappore l’ambiente e lo sviluppo economico in realtà è una finzione perché non ci può essere sviluppo economico quando l’ambiente è completamente deteriorato”.
“Per non lasciare indietro nessuno nella transizione ecologica dobbiamo chiedere risorse e non tempi. Abbiamo bisogno di strumenti, anche a livello europeo – ha sottolineato l’esponente del Pd – che aiutino il reskilling dei lavoratori, che sostengano i lavoratori che saranno sottoccupati o rischiano di perdere il posto di lavoro, che aiutino il riposizionamento delle imprese. Non sarà tirando un la palla un po’ più lontano che affronteremo questi possibili problemi ma costruendo strumenti in termini di welfare, di politiche industriali, di ammortizzatori sociali in grado di non far pagare a pezzi della società costi inaccettabili”.
“Si sono iniziate a pensare leve fiscali, stimoli finanziari ma quello che manca, perché negli anni si è teorizzato che fossero un relitto del passato, sono le politiche industriali che diventano un elemento cruciale nel momento in cui si riorganizzano le catene del valore a livello globale e quindi tutto cambia – ha concluso Orlando – ma bisogna vedere se cambia nella direzione della sostenibilità o semplicemente per adeguarsi agli shock che si sono verificati, proseguendo come si è fatto nel passato”.