**Abruzzo: il day after del M5S, ‘soli non si vince’, ma il modello è quello sardo**

Di Redazione / 11 Marzo 2024

Roma, 11 mar. – “Non è detto che più siamo, meglio facciamo” ma “non ci sottraiamo a continuare ad essere il ‘pungolo’ all’interno di una coalizione progressista in cui far valere la forza del nostro programma”. E’ un po’ questo l’umore dalle parti di campo Marzio all’indomani della sconfitta abruzzese del centrosinistra, risultato che una riflessione, all’interno del Movimento, potrebbe aprirla non tanto sul tema della coalizione quanto su quello del ‘campo larghissimo’. Come quello sceso in campo per la Regione Abruzzo in formazione extra-large, e in cui il M5S con il suo 7% ha registrato un calo netto rispetto sia al 19,7% delle regionali del 2019, quando correva da solo, sia al 18,4% delle politiche che l’aveva visto avanti anche al Pd: l’elettorato grillino sembra aver punito la scelta di scendere a compromessi per un campo larghissimo che include persino Matteo Renzi e Carlo Calenda.

Lo sottolinea anche Danilo Toninelli in una diretta oggi su youtube. “Va bene allearsi con il Pd, malissimo allearsi con Renzi e Calenda e speriamo che questo non accada più. Ma possiamo dire che va meglio se il candidato è del M5S?”, dice il membro del collegio dei Probiviri del Movimento. Però, “Conte stesso ha detto che da soli non si vince”, ricordano alcuni nel Movimento. Ma non si può non notare, nel post pubblicato su X, il silenzio del presidente del M5S sul tema, perché se Elly Schlein ribadisce la volontà di continuare “con ancora più determinazione” a costruire un’alternativa solida alla destra, e l’alleanza Verdi Sinistra, per bocca di Angelo Bonelli, invoca la strada dell’unità. Mentre Conte glissa.

Nel day after, il presidente del M5S – che nella campagna elettorale per D’Amico ci ha messo la faccia e ha girato la regione in lungo e largo – registra il “risultato modesto” incassato dal Movimento, un mea culpa a metà perché, sebbene ammetta che con il voto di domenica l’Abruzzo abbia mandato un segnale chiaro, c’è anche il dato dell’astensionismo e i “troppi cittadini che non votano più”. Ma nessun accenno ad alleanze, campi e coalizioni. L’unico riferimento è alla vittoria di Alessandra Todde in Sardegna, è questo “il segnale da cui ripartire” sottolinea Conte. E in quel caso, la vittoria del ‘campo giusto’ è arrivata con una candidata orgogliosamente e fortemente del M5S.

Bisogna, dice Conte, “lavorare con sempre più forza sul nostro progetto di radicamento nei territori”. Ma intanto è proprio dal territorio che il Movimento fa i conti con le defezioni post sconfitta: per qualcuno infatti “la corsa in coalizione non paga”. C’è il coordinatore regionale del M5S in Abruzzo Gianluca Castaldi che rimette il proprio incarico nelle mani di Conte, “chiedo scusa per non aver fatto di più – annuncia via social – Apro la mia personale riflessione sul ruolo da Coordinatore e la metto nelle mani del Presidente Giuseppe Conte”.

Più tranchant Pietro Smargiassi, ex consigliere regionale e portavoce del M5S Abruzzo: “alcune zavorre andavano lasciate fuori dalla scialuppa. Altrettanto chiaro è che l’idea di una corsa in coalizione non paga, gli elettori mal digeriscono la nostra presenza accanto a certi simboli. Molise, Lazio, Lombardia… Abruzzo. Un’ultima cosa è certa, con il voto di oggi e i nomi dei nuovi consiglieri che andranno a sedersi all’emiciclo si chiude definitivamente la mia avventura”.

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