Trapani. Doveva essere un centro d’eccellenza per la raccolta differenziata, ma non è stato mai completato del tutto. Adesso, a distanza di sette anni dalla posa della prima pietra, la Regione lo ha destinato a “deposito preliminare e transitorio” di circa 2mila tonnellate d’immondizia indifferenziata. La “parabola discendente” del Polo tecnologico integrato di Castelvetrano (in provincia di Trapani) è senza dubbio un emblema dell’emergenza rifiuti senza fine che sta stritolando la Sicilia. Con un pericoloso effetto domino.
L’ultimo spazio – 12 ettari in contrada Airone – individuato per lo stoccaggio temporaneo della spazzatura rimasta per strada nei Comuni del Trapanese e per alcune aree specifiche dell’Agrigentino e Palermitano fa venire a galla una storia di miopia politica, cattiva gestione e fondi europei persi. Un mix di fattori che ha infranto la concreta possibilità di completare tutto il ciclo della differenziata all’interno di un impianto pubblico. E sottolineiamo pubblico. Sì, perché il completamento del polo tecnologico di Castelvetrano si è bloccato nel 2013 allorché l’assemblea dei soci della Belice Ambiente spa-Ato Tp2, in seguito ad una variante di adeguamento, ha deciso di non compartecipare ai costi. Il “no” ad una spesa di circa un milione di euro – cifra da suddividere tra gli 11 Comuni soci dell’Ato – è costato la revoca del finanziamento europeo, pari a 10,5 milioni di euro (di cui 6,7 milioni già erogati).
«Fino a dieci giorni fa – denuncia Gioacchino De Simone, assessore all’Ambiente del Comune di Gibellina – era attivo l’impianto per trasformare l’organico in compost. Adesso non c’è nemmeno quello: l’Ato Tp2, a corto di quattrini, non è più nelle condizioni di pagare l’affitto dell’unico macchinario per la triturazione dei rifiuti».
Oltre al danno anche la beffa per un Comune virtuoso come quello di Gibellina, che ha una differenziata al 65%. «Al Polo tecnologico – spiega De Simone – conferivamo l’organico a 40 euro a tonnellata. Ora andiamo in un centro privato di Marsala, selezionato tramite gara, che ci fa pagare 100 euro a tonnellata. Più del doppio». Uno dei tanti paradossi del sistema rifiuti che si regge sugli Ato in eterna liquidazione: come Belice Ambiente spa che non ha i soldi per continuare a produrre compost, ma mette a disposizione 100mila euro per un professionista esterno a cui affidare l’incarico di attestatore del redigendo piano concordatario (l’avviso pubblico campeggia nella home del sito). Come se tra i ranghi della Regione – visto che l’Ato Tp2 è commissariato da Palazzo d’Orleans – non ci fosse nessuno iscritto all’albo dei revisori legali.
Ma torniamo ai rifiuti. Accantonato il “sogno” della differenziata, il Polo tecnologico di Castelvetrano sarà temporaneamente adibito a centro di stoccaggio dei rifiuti. Da ieri i primi Comuni del Trapanese vi hanno trasferito l’immondizia rimasta a marcire in strada: «Tra questi c’è San Vito Lo Capo, pronto a scaricare 200 tonnellate», fa sapere Francesco Licata di Baucina, direttore generale dell’Arpa, che aggiunge: «L’abbancamento durerà pochi giorni, fino a quando non entreranno in azione gli impianti di biostabilizazione mobili nelle discariche di Melilli, Siculiana, Trapani e quello aggiuntivo da 120 tonnellate all’ora a Bellolampo. Il nostro dipartimento di Trapani ha dato parere favorevole allo stoccaggio nella struttura di Castelvetrano. Qui i rifiuti verranno tritovagliati, ma non biostabilizzati. Processo che avverrà a Motta Sant’Anastasia e a Bellolampo, dove successivamente sarà portata l’immondizia».
La soluzione Castelvetrano si è resa necessaria per alleggerire il peso sulla discarica di Trapani, che va verso la saturazione. Ma non piace a tutti i 22 Comuni autorizzati. «A meno che la Regione non ci costringa – conclude De Simone – andremo a Trapani, dato che conferiamo in discarica solo una volta a settimana».