Le accuse mosse alla Ong tedesca Jurgen Rettet, che hanno portato al sequestro della nave Iuventa che operava nel Mediterraneo per il soccorso di migranti, «si basano su dichiarazioni contrastanti di due agenti di sicurezza privati, legati a gruppi di estrema destra italiani».
Lo hanno detto i vertici di Jurgen Rettet, a Trapani dopo aver chiesto il dissequestro della nave.
«Ci troviamo dinanzi ad una falsificazione terrificante del materiale probatorio raccolto contro di noi», dicono i responsabili della Ong. «Uno dei due agenti accusatori riferisce che gli scafisti sono fuggiti via verso la Libia con una barca di legno; il secondo afferma che sono andati via con un gommone. Una contraddizione palese».
L’Ong ritiene che le accuse mosse nei loro confronti siano “strumentali e inconsistenti». «Eppure – dice l’avvocato Leonardo Marino – questi elementi sono stati ritenuti sufficienti per avviare un’indagine e procedere al sequestro preventivo della Iuventa».
«Tutte le operazioni, oggetto dell’indagine, sono state condotte sotto il diretto controllo dell’Mrcc (Maritime Rescue Coordination Centre Roma)», dice l’avvocato della Ong Jiugend Rettet, Leonardo Marino. “Stamani ho depositato al Tribunale di Trapani (nell’ambito del procedimento che ha portato al sequestro preventivo della nave Iuventa) copia della corrispondenza email tra la Ong e Mrcc, durante le operazioni contestate; email che provano il corretto comportamento dell’equipaggio della Iuventa. Ci sono, oltre alle email, anche conversazioni telefoniche. Ma i tabulati, al momento, non sono in nostro possesso». In una delle email depositate, riferisce il legale, «Mrcc scrive: andate a prestare soccorso».
«La Procura di Trapani, prima di procedere al sequestro preventivo della nave Iuventa, avrebbe dovuto chiedere autorizzazione all’Olanda (l’imbarcazione batte infatti bandiera olandese ndr), cosa che invece non ha fatto». Lo ha detto l’avvocato Leonardo Marino, durante la conferenza stampa (durata oltre due ore e mezzo), indetta dai vertici della Ong Jugend Rettet.
«I natanti che trascinano tre imbarcazioni, immortalati da fotografie che gli investigatori hanno diffuso alla stampa e che hanno fatto il giro del mondo, non appartengono a Jugend Rettet». Chi ha fornito le immagini ai media, hanno sottolineato, «ha omesso di trasmettere quelle a nostra discolpa». Per i responsabili della Ong, è in atto un’azione di criminalizzazione nei nostri confronti e delle altre Ong che operano nel Mediterraneo».
«Noi non abbiamo mai collaborato con gli scafisti – hanno aggiunto – e condanniamo il loro business crudele sulla pelle di vite umane».