Quote tonno, a Favignana chiude la tonnara Castiglione: «Ci avevo creduto. Ma ho sbagliato»

Di Redazione / 01 Giugno 2019

Favignana (Trapani) – «Contavamo di ottenere 100 tonnellate o, nella peggiore delle ipotesi, 70; invece la quota assegnata dal ministero è di 14 tonnellate. Non voglio fare polemica, dico solo che, se questo è il metodo della politica per sviluppare il Mezzogiorno, possiamo chiudere bottega». Lo dice l’imprenditore Nino Castiglione, che due anni fa, per non perdere i diritti acquisiti, ha investito 700 mila euro nella tonnara a Favignana. In queste ore, «con grande dispiacere e profonda amarezza, nelle Egadi sono in corso le operazioni di sospensione dell’intera operazione», aggiunge. «Il calo della tonnara coinvolge, oltre l’indotto, 40 unità lavorative, nonché l’impiego di imbarcazioni e reti. Per calare la tonnara – ribadisce l’imprenditore – abbiamo dovuto affrontare una sfilza di pastoie burocratiche, che ci hanno rubato tempo e denaro. Adesso la doccia gelata».

Nino Castiglione è sconfortato: «Un imprenditore che investe centinaia di migliaia di euro ha piena consapevolezza dei rischi che corre, ma può sopportare i rischi imprenditoriali, non quelli di una politica incapace di sostenere chi decide di creare sviluppo e salvaguardare le tradizioni di un territorio». «Ho commesso un solo errore – prosegue – credere nella buona fede di chi ha la responsabilità di creare tutte quelle condizioni che possano consentire al mondo imprenditoriale di investire, cioè la politica». L’imprenditore sta ricevendo numerose telefonate di politici: «Io non appartengo a nessuno, sono qui e attendo un ripensamento della ripartizione delle quote; il danno economico, però, è già compiuto. Abbiamo deciso di dismettere la tonnara, perché non si possono buttar via centinaia di migliaia di euro in assenza di certezze. Per quest’anno chiudiamo i battenti». «Ci avevamo creduto – conclude Castiglione – ma ci siamo sbagliati».

A sostegno dell’imprenditore, in queste ore, si stanno schierando in tanti: «Il Distretto della Pesca – afferma il presidente Nino Carlino – manifesta la propria vicinanza all’azienda Nino Castiglione ed auspica che, attraverso una seria interlocuzione fra il Ministero e la Regione Siciliana, si possa trovare una soluzione per la riapertura della Tonnara di Favignana al fine di evitare sia un gravissimo danno economico all’Azienda trapanese, che rappresenta una delle maggiori eccellenze dell’agroalimentare Siciliano, e di tutelare il lavoro di quanti operano nell’impianto sul quale, dopo l’affidamento della gestione, la stessa Azienda ha molto investito». 

«Le quote individuali di cattura di tonno rosso assegnate dal ministero sono uno schiaffo insopportabile al territorio, ai pescatori e agli imprenditori che coraggiosamente avevano deciso di rilanciare la tonnara di Favignana. Il governo nazionale non può far finta di niente, auspico che il ministro Centinaio convochi nella maggiore delle isole Egadi un tavolo tra istituzioni e comparto per ridiscutere totalmente le quote di pescato comunitarie e nazionali». Lo afferma l’assessore alle Attività produttive della Regione siciliana Mimmo Turano. «Abbiamo bisogno – sottolinea Turano – di riaprire la discussione in Europa sulle quote tonno ed anche di avviare una revisione della ripartizione delle quote tra le diverse modalità di pesca che attualmente avvantaggiano le cosiddette “tonnare volanti” a discapito di quelle fisse o con palangaro, e quelle che riguardano i singoli pescatori che attualmente vedono delle ripartizioni che impediscono di vivere dignitosamente».


«E’ inconcepibile che una regione come la nostra debba affidarsi ad un ricorso per tutelare diritti storici e un’economia basata sul mare. L’inerzia del governo nazionale su questo tema, l’atteggiamento pilatesco del ministero che ha portato all’umiliazione del nostro territorio, dei nostri pescatori e delle nostre aziende non sono più tollerabili – conclude -. Il ministro e il sottosegretario vengano in Sicilia ad affrontare la questione, dimostrino che vogliono tutelare veramente il lavoro e la vita dei siciliani e non gli interessi di altri». 

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