PALERMO – Il motopesca «Ghibli Primo», iscritto al Compartimento marittimo di Mazara del Vallo, è stato fermato questa mattina in acque internazionali antistanti la Libia. Era a circa 25 miglia nord nord-est dalla zona di Bomba, nell’area di Tobruk. Il natante, di proprietà della società mazarese «Lumifa», è stato affiancato da un’imbarcazione con a bordo miliziani libici armati che hanno intimato al comandante Faro Licavoli e agli altri sei membri dell’equipaggio (tre italiani e tre tunisini) di fermare l’attività di pesca e di seguirli. Le due imbarcazioni sarebbero in navigazione verso un porto ad ovest di Derna, probabilmente Ras al Helal o a Bengasi. «Si tratta di una modalità inusuale – ha detto Giovanni Tumbiolo, presidente del Distretto della Pesca e Crescita Blu – in quanto il peschereccio si trovava nelle acque internazionali antistanti il Protettorato di Tobruk le cui autorità prontamente contattate erano all’oscuro dell’episodio».
L’Assessore regionale all’Agricoltura e Pesca, Antonello Cracolici, sta seguendo direttamente le fasi della vicenda ed ha «chiesto alle Autorità militari di intervenire con mezzi navali ed aerei per scongiurare il pericolo di un sequestro in una zona considerata pericolosa». Cracolici ha anche allertato le autorità diplomatiche italiane mettendosi in contatto con il Sottosegretario agli Affari Esteri, Vincenzo Amendola.
«L’equipaggio, composto da quattro marittimi italiani e da tre marittimi tunisini, sta bene». Lo ha riferito il comandante Faro Licavoli alla moglie che è riuscito a contattare telefonicamente. Lo riferisce Domenico Asaro, uno degli armatori del motopesca “Ghibli Primo” sequestrato in mattinata da miliziani libici che, prosegue Asaro, «dopo essere saliti a bordo e fatte recuperare le attrezzature che erano in mare ha indotto l’equipaggio a raggiungere il porto di Ras al Hilal».
Il peschereccio mazarese aveva mollato gli ormeggi mercoledì scorso dal porto di Licata (Agrigento) per effettuare battute di pesca che sarebbero durate all’incirca un mese. «Siamo molto preoccupati – ribadisce Asaro – e speriamo che la diplomazia italiana, subito attivata da Giovanni Tumbiolo, presidente del Distretto della pesca e crescita blu, possa far giungere a un celere rilascio». Il Ghibli primo, con altri tre pescherecci mazaresi aveva già subito nel luglio 2012 un sequestro lampo da parte di miliziani egiziani che nella serata del 9 novembre 2016 lo avevano nuovamente fermato, sempre in acque internazionali, con un altro peschereccio mazarese. I due motopesca erano stati poi liberati nel pomeriggio del giorno seguente.