BRUXELLES – L’Italia tira dritto sulla necessità di condividere la responsabilità dei migranti salvati in mare. La linea rossa del presidente del Consiglio Giuseppe Conte al vertice Ue di domani sarà superare il regolamento di Dublino, di fatto, attraverso una codifica strutturata di quanto già avvenuto con l’imbarcazione della ong Lifeline, un modello che rompe gli schemi dei ferrei egoismi del passato ed apre la strada ad una solidarietà pragmatica.
Roma punta ad una compartecipazione delle capitali su porti di sbarco e smistamento dei migranti, un’idea che trova contrari non solo i quattro di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria, ndr), ma anche Paesi come Austria e Danimarca. Il dossier sarà sul tavolo dei leader, alla cena. Dove anche la cancelliera Angela Merkel giocherà una partita delicatissima, quella sui movimenti secondari dei migranti, per salvare il suo governo, minacciato dal ministro “falco” Horst Seehofer.
Così Roma e Berlino, pressate dalla necessità di trovare soluzioni, domani potrebbero finire per unire le loro forze in uno scambio che garantisca la chiave del problema ad entrambe, magari con quegli «accordi bilaterali e trilaterali» che la cancelliera aveva già indicato al mini summit di domenica. Una soluzione «attraverso una collaborazione tra più Stati che decidono di andare avanti assieme», come enunciato dal presidente francese Emmanuel Macron. Ovvero le «cooperazioni rafforzate», rilanciate oggi anche dal premier spagnolo Pedro Sanchez per superare la mancanza di consenso.
Per allentare la tensione, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha infatti deciso di non portare in discussione la revisione delle norme di Dublino. Perché, come spiegato da una fonte qualificata Ue, «non c’è ragione di credere che si possa raggiungere un accordo in tempi rapidi». Il leader polacco ha piuttosto preferito virare l’attenzione sulle piattaforme regionali di sbarco nei Paesi terzi, come Marocco e Tunisia. E anche se sull’ipotesi alla fine potrebbero essere tutti d’accordo perché allontana il problema dalle frontiere europee, la formula con cui si pensa di inquadrare l’argomento, ovvero quella di «esplorare il concetto», rivela quanto l’idea sia allo stato embrionale e ancora piena di incognite.
Davvero troppo poco per un’Italia stufa delle briciole e delle pacche sulle spalle. Per questo Conte è pronto a puntare i piedi, fino anche a minacciare di prendere in ostaggio le conclusioni del vertice sulla parte della migrazione: un gesto simbolico, ma dall’alto valore politico. E a mantenere la riserva per il finanziamento della seconda tranche dell’accordo Ue-Turchia, fino a quando non avrà sufficienti garanzie per la disponibilità delle risorse necessarie per il Fondo fiduciario per l’Africa, indispensabile per la gestione dei flussi nel Mediterraneo Centrale. Un risiko in cui il leader italiano, oltre che sui movimenti secondari, potrebbe aprire anche ai centri per gli sbarchi della proposta franco-spagnola, purché siano nel nome della responsabilità condivisa, e quindi lo facciano anche altri Stati europei.
Oggi, infine, in Sicilia capi d’abbigliamento inzuppati d’acqua sono stati trovati abbandonati sulla posidonia a Capo Boeo, a testimoniaza di uno sbarco sulla costa di Marsala, probabilmente di notte; ma dei migranti nessuna traccia. Analoga situazione si era verificata lo scorso settembre, sullo stesso tratto di costa, quando due gommoni con motori fuoribordo furono abbandonati a riva, insieme ai vestiti. Non è escluso che i migranti trovino supporto logistico una volta sbarcati e di questo si sono occupate le inchieste denominate Scorpion fish 1 e 2