Mafia di Mazara del Vallo, chiesta condanna a 20 anni per l’operaio accusato di essere un boss

Di Redazione / 02 Luglio 2020

MARSALA – La condanna a venti anni di carcere è stata invocata dal pm della Dda Pierangelo Padova per Matteo Tamburello, 57 anni, di Mazara del Vallo (Trapani), processato davanti il Tribunale di Marsala, per associazione mafiosa e di violazione della sorveglianza speciale.

Gli investigatori gli contestano di essersi mosso, dopo l’uscita dal carcere, a fine novembre 2015, per riorganizzare gli assetti del mandamento mafioso di Mazara, al cui vertice, nel frattempo, sarebbe assurto Dario Messina. «Le indagini sul mandamento mafioso di Mazara – scrivono i carabinieri del Ros – hanno permesso di individuare la fase riorganizzativa degli assetti di vertice, fornendo importanti elementi sulla sua collocazione baricentrica nelle relazioni criminali nella Sicilia occidentale».

A ricoprire un ruolo di vertice sarebbe stato, secondo l’accusa, proprio Tamburello, dopo aver finito di scontare una precedente condanna a 9 anni per mafia, anche se la guida della «famiglia» di Mazara era stata affidata a Dario Messina. Tamburello avrebbe, quindi, ricoperto un ruolo di rilievo che lo portava ad intrattenere incontri riservati con esponenti di primo livello dell’organizzazione mafiosa. Ciò mentre lavorava, ufficialmente come semplice operaio, in una cava di tufo. Avrebbe voluto, inoltre, investire nel business delle energie alternative e in particolare nell’eolico.

Il processo a Tamburello è scaturito dall’operazione «Eris» dell’11 dicembre 2018, quando, a seguito delle perquisizioni effettuate dai carabinieri, furono arrestati, per detenzione illegale di armi, Giovanni Como, fratello di Gaspare, cognato di Matteo Messina Denaro, e l’imprenditore mazarese Diego Vassallo. Detenevano, secondo l’accusa, illegalmente due pistole, una Baby Browning calibro 635 con 5 colpi nel caricatore e un revolver calibro 22 con 20 cartucce. 

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