Intascavano i soldi della Formazione, truffa a Regione e Ue per 53 milioni di euro

Di Redazione / 12 Gennaio 2017

La guardia di finanza di Trapani ha arrestato e messo ai domiciliari il presidente dell’Anfe, l’associazione nazionale famiglie emigrate, Baldassarre Di Giovanni. Il provvedimento è stato firmato dal Gip del Tribunale di Trapani, su richiesta della Procura trapanese per Di Giovanni e per il suo socio Paolo Genco, entrambi di Palermo. Sono accusati di avere percepito indebitamente tra il 2010 al 2013 contributi pubblici dalla Regione Siciliana e dell’Ue per oltre 53 milioni di euro. Il provvedimento cautelare ha disposto anche il sequestro di ben 41 beni immobili per un valore di circa 2 milioni di euro.

L’inchiesta è il culmine di una indagine del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Trapani nel settore dei finanziamenti pubblici destinati alla “formazione professionale”. Secondo gli inquirenti sarebbe emerso che il responsabile dell’ente di formazione siciliano, in accordo con Baldassarre Di Giovanni, titolare della “General Informatic Center” e della “ Coreplast”, apparenti fornitori dell’Anfe aveva rendicontato a Regione e Ue con la produzione di false fatture di acquisto costi per beni e servizi mai effettivamente forniti.

I soldi finivano così nelle tasche di Paolo Genco che reinvestiva il denaro nell’acquisto di numerosi immobili formalmente intestati in parte ad una società immobiliare, denominata “La Fortezza” (amministrata da Di Giovanni), e in parte ad una dipendente dell’Anfe, anch’essa coinvolta nella frode. Poi alcuni di questi immobili venivano affittati allo stesso Anfe con duplice illecito guadagno per i due. Inoltre, al fine di consentire alla “General Informatic Center” di aggiudicarsi tutti i contratti di fornitura di beni e servizi, facendo apparire che la selezione era avvenuta sulla base del criterio dell’offerta più conveniente, l’Anfe aveva simulato indagini di mercato dirette alla selezione dei fornitori di materiale informatico e quindi formato falsi preventivi di spesa, del tutto antieconomici, riconducibili ad altre società risultate però ignare o addirittura inesistenti.

Al termine delle indagini, sono state complessivamente denunciate 6 persone per concorso in truffa aggravata finalizzata all’indebita percezione di erogazioni pubbliche.

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