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Il processo a Rosalia, sorella e alter ego di Matteo Messina Denaro: non ci sono parti civili

La donna sotto processo per associazione mafiosa

Di Redazione |

Per la Procura di Palermo era l’alter ego del fratello, Matteo Messina Denaro. Per i giudici del Riesame, che hanno detto no alla sua scarcerazione era «un tutt’uno con Cosa nostra, una personalità negativa, allarmante».

E nel giorno del primo anniversario della cattura del padrino di Castelvetrano, davanti al gup che deve decidere se rinviarla a giudizio per associazione mafiosa Rosalia Messina Denaro, una delle 4 sorelle del padrino ha scelto di non presentarsi. Poche questioni preliminari e una novità assoluta in processi simili: nessuna richiesta di costituzione di parte civile. Nessun ente locale, nessuna associazione antimafia hanno chiesto di partecipare al procedimento che entrerà nel vivo il 29 gennaio.Moglie del capomafia Filippo Guttadauro, da anni all’ergastolo bianco, madre di Francesco, nipote prediletto dell’ex latitante, Rosalia è in cella da marzo. Per l’accusa, rappresentata dai pm Gianluca De Leo e Piero Padova, è stata molto più di una favoreggiatrice del fratello per conto del quale gestiva affari e comunicazioni.

Rosalia Messina Denaro – scrissero i giudici – avrebbe offerto un «contributo radicato e stabile all’interno dell’associazione in più ambiti come il coordinamento del sistema di trasmissione delle comunicazioni in modo continuativo e fiduciario». E avrebbe avuto un ruolo decisivo nella gestione della cassa comune dell’associazione: i compiti della sorella del boss sarebbero stati dunque «variegati, specifici e stabili, sintomatici di una disponibilità assoluta su cui l’associazione poteva costantemente fare affidamento».Proprio Rosalia, involontariamente, ha portato gli inquirenti sulle tracce del boss.

E’ stato un appunto dettagliato sulle condizioni di salute di Matteo Messina Denaro, scritto dalla donna e da lei nascosto nell’intercapedine di una sedia, a dare agli investigatori l’input che ha portato, il 16 gennaio scorso, all’arresto del capomafia. Lo scritto viene scoperto dai carabinieri del Ros il 6 dicembre scorso mentre piazzano delle cimici nella abitazione della donna ed è un vero e proprio diario clinico di un malato di cancro. Ma a chi si riferisce? Nessuno dei familiari di Rosalia, da quanto risulta ai carabinieri, soffre di patologie oncologiche. Il sospetto, vista anche la necessità di nascondere il biglietto, è allora che si tratti del latitante. I militari dell’Arma partono dalle indicazioni dettagliate sulla patologia e dalle date in cui il paziente, del quale ovviamente Rosalia non fa il nome, è stato operato.

Attraverso accertamenti effettuati prima al Ministero della Salute e poi su banche dati sanitarie nazionali, arrivano a identificare un maschio di età compatibile con quella del latitante che si è sottoposto agli stessi interventi chirurgici indicati nell’appunto. Si tratta di Andrea Bonafede, geometra di Campobello di Mazara e nipote del boss locale. I tabulati telefonici dimostrano, però , che il geometra non può essere il paziente oncologico di cui si parla nel pizzino, perchè nei giorni in cui il malato subiva le operazioni, una a Mazara del Vallo l’altra a Palermo, Bonafede si trovava a casa sua a Campobello. Gli indizi a quel punto conducono tutti a Messina Denaro. Il boss aveva trovato rifugio in un covo di vicolo San Vito, individuato dagli investigatori dopo la sua cattura.

E quella strada adesso si chiamerà via 16 gennaio 2023, proprio in ricordo del giorno dell’arresto, come ha annunciato il sindaco di Campobello Giuseppe Castiglione nel corso di un incontro con gli studenti.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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