Favignana (Trapani) – Favignana, la splendida isola delle Egadi circondata dal mare cangiante dal verde smeraldo al blu cobalto, ha sempre ospitato nel suo centro abitato una casa di reclusione. I Borboni, i Savoia, Mussolini hanno destinato l’isola a luogo di detenzione per i condannati. Negli anni ’70 il vecchio carcere, costruito attorno al castello di san Giacomo, ha ospitato brigatisti e criminali di alto spessore come Renato Vallanzasca. La struttura era formata da due blocchi a poca distanza l’una dall’altra: la casa di reclusione e il campo di lavoro. Poche decine di detenuti ma di alto livello criminale. Dal 2011 il carcere è stato trasferito a poche centinaia di metri di distanza. E da lì la notte scorsa sono evasi tre pericolosi condannati: la prima volta nell’isola.
La casa di reclusione «Giuseppe Barraco» sorge in via Aurelio Padovani, adiacente alla scuola media statale e a cento metri dalla spiaggia Praia. «L’edificio – si legge nel sito del ministero della Giustizia – nasce negli anni ’30 come alloggio dei confinati che dormivano in grandi camerate. In seguito venne adibito a colonia estiva e, alla fine degli anni ’50, a reparto lavorazioni. Di recente sono stati effettuati lavori di ristrutturazione con ampliamento degli ex capannoni industriali del vecchio edificio». Il nuovo carcere ha una capienza di 108 posti, dislocati su due piani. In funzione oggi c’è solo il secondo piano, con 46 reclusi. La pianta organica della polizia penitenziaria prevede 75 unità, ma in servizio ce ne sono 55.
Favignana da secoli quindi convive con i reclusi che talvolta gli abitanti incontrano perchè alcuni partecipano ai progetti di attività lavorative e sociali fuori dal carcere. I turisti che passeggiano per le stradine del paesino fotografano le mura color ocra o bianche della vecchia e della nuova casa di reclusione. Perfino Alexandre Dumas nel romanzo ‘I Borboni di Napolì parla del carcere di Favignana: «Era già una prigione al tempo degli imperatori pagani. Una scala scavata nella pietra, conduce dalla sua sommità ad una caverna posta a livello del mare; una luce funebre vi penetra senza che mai questa luce sia riscaldata da un raggio di sole…».
«Oggi – dice il sindaco delle Egadi, Giuseppe Pagoto – c’è un progetto per recuperare il castello e realizzare uno spazio museale. Nei mesi scorsi una commissione del ministero di Giustizia ha compiuto un sopralluogo».