Come imparare l’arte dei muretti a secco: a Pantelleria ora c’è un corso

Di Redazione / 11 Aprile 2024

Non si può pensare a Pantelleria senza immaginarla con gli splendidi terrazzamenti, la sua agricoltura eroica e i muretti a secco che disegnano uno skyline unico nel suo genere. Se la si guarda da un lato o dall’altro l’isola “perla nera” del Mediterraneo è segnata da centinaia di metri di muretti a secco che delimitano strade urbane, sentieri pedonali e gli appezzamenti di terreno che gli abitanti dell’isola hanno messo in produzione con vigneti, uliveti o piccoli orti. «Ad oggi si contano quasi 12 mila km di barriere in pietra sull’isola – spiega Carmine Vitale, geologo del Parco di Pantelleria – che necessitano di manutenzione laddove si sono danneggiati».

L’arte di costruire un muretto

Sapere costruire un muretto che duri è un’arte che nel tempo si è tramandata di generazione in generazione. I più anziani dell’isola raccontano che tra agricoltori vi era un mutuo soccorso nella logica dell’autosostentamento: ci si aiutava a vicenda e chi era un bravo mastro a costruire i muretti senza cemento andava da una parte all’altra dell’isola senza pretendere nulla in cambio. Fra qualche giorno il Parco di Pantelleria, insieme a Comune, Ebat Trapani e Itla Italia Aps, avvierà un corso gratuito, teorico e pratico per 10 persone che potranno formarsi su come costruire i muri in pietra a secco. Il corso avrà la durata di 34 ore, 10 teoriche e 24 di pratica. Il «docente» sarà Pietro Della Monica esperto di paesaggistica.

L’agricoltore-mastro

Stefano Gamba, 61 anni, isolano, che i muretti a secco li sa fare dice: «Si deve essere bravi a scegliere le pietre migliori, spaccarle e poi comporle, l’una sopra l’altra, trovando un incastro naturale affinchè si sorreggano l’una con l’altra. Oggi i giovani vanno tutti via dall’isola e nessuno impara più quest’arte che sta scomparendo». Nella nomenclatura dei mestieri, in effetti, non esiste il mastro di muretti. «Sono stati gli stessi agricoltori a imparare come fare – spiega Battista Belvisi, 50 anni, agricoltore della contrada Buggeber -, io ricordo che finivo di fare i compiti di scuola e mi mettevo a fianco a mio padre per imparare come si alzavano i muretti». Dai nonni hanno imparato i figli e poi anche i nipoti. Non c’è un manuale per farli – dice Battista -. Questo corso è un segnale di speranza sono fiducioso e mi auguro che si ritorni a essere più contadini, con più umiltà, e a farlo non solo per interessi economici».

Patrimonio Unesco

L’arte nel fare i muretti a secco dal 2018 è patrimonio immateriale dell’Unesco, riconoscimento avvenuto 4 anni dopo quello assegnato per la coltivazione della vite ad alberello. Se da un lato il rischio è che questo patrimonio immateriale vada perduto perché manca manovalanza, dall’altro i Ministeri della cultura e dell’ambiente sono pronti a sostenere testimonianze di “resilienza” come l’arte di saper fare i muretti a secco.

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Pubblicato da:
Carmela Marino