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Il progetto

«Vogliamo estrarre l’oro dai rifiuti elettronici», ecco la sfida dei “minatori del futuro” di PCBIS

L’ambiziosa idea tecnologica di alcuni ingegneri palermitani, vincitori della Start Cup Sicilia e "cresciuti" all'interno del Dipartimento di Ingegneria dell’innovazione per le imprese digitali (Diid) dell’Università di Palermo

Di Gianluca Reale |

«La nostra idea è quella di una azienda che recuperi i metalli contenuti nelle schede madri dei rifiuti elettronici con tecniche ecologicamente sostenibili. Il progetto si ispira ai principi della circular economy promossi dall’Unione Europea e risponde alle esigenze di un mercato che vede sempre più onerosa l’estrazione di materie prime a partire dai minerali grezzi e sempre più difficile il rispetto dei crescenti limiti alle emissioni derivanti dai pesanti processi industriali pirometallurgici, necessari alla loro trasformazione». Ecco l’idea dei “minatori del futuro”, i tipi di “PCBIS – Printed Circuit Board Innovative Solutions”, che hanno vinto Start Cup Sicilia, la business plan competition per startup formate da studenti, dottorandi e ricercatori delle università siciliane.

Questo il team dei “minatori” avveniristici che vogliono dare vita a PCBIS: Fabrizio Vicari, ingegnere responsabile area ricerca e sviluppo (Laboratorio), Benedetto Schiavo, anche lui ingegnere responsabile processo produttivo e del personale, Alessio Navarra, ingegnere responsabile qualità e ambiente, Responsabile attività sociali, Onofrio Scialdone, professore e business manager, Alessandro Galia, professore e responsabile area ricerca e sviluppo (Scale-up) e sicurezza. Un team nato all’interno del Dipartimento di Ingegneria dell’innovazione per le imprese digitali (Diid) dell’Università di Palermo, il cui imprinting è stato fondamentale: «Non posso evitare di dire che la formazione che ci ha dato il Dipartimento nell’ottica dell’imprenditorialità è stata determinante – ammette Fabrizio Vicari -. Quando abbiamo cominciato a parlare di progetti futuri con Alessio Navarra, entrambi ancora studenti, era cominciata l’era in cui l’idea del posto di lavoro dipendente stava tramontando. Il Dipartimento ci ha formato, oltre che tecnicamente, anche a proiettarci nell’ottica del fare impresa».

La lampadina che ha dato il “la” a questa “avventura” di PCBIS si è accesa da un esperimento di laboratorio. «Lavoramo alla rigenerazione di una soluzione che conteneva rame – racconta Fabrizio – e la tecnica classica era quella di somministrare calore, ma io ho proposto di farla utilizzando l’energia elettrica. Così abbiamo ottenuto un deposito di rame purissimo sull’elettrodo, praticamente da poter vendere. Allora mi sono chiesto dove avrei potuto trovare del metallo da estrarre con questo metodo. E da buon ingegnerere ambientale ho pensato ai rifiuti elettronici, che oggi siamo costretti a inviare all’estero perché non siamo in grado di smaltirli». I circuiti stampati di computer, telefonini e altri apparecchi come elettrodomestici e televisori sono dunque un’eccezionale materia prima, se è vero che nel 2016 in Italia sono stati raccolte 283 mila tonnellate di rifiuti Raee, «le cui schede madri conterrebbero all’interno più minerali delle rocce che vengono dalle miniere», dice Vicari. Da questa “scoperta” e dalla formulazione del progetto d’impresa è arrivata la vittoria alla Start Cup Sicilia che permetterà a PCBIS di partecipare alla “finalissima” al Pni, Premio nazionale Innovazione che si terrà a Napoli a fine mese. «I premi sono un’ottima vetrina, ma quello che ci serve adesso sono risorse economiche per sviluppare il progetto – spiega Vicari -. Perché abbiamo chiaro teoricamente come fare, abbiamo messo tutto su carta, ma occorre testare il procedimento realizzando un impianto pilota. Solo quando avremo fatto questo passaggio potremo eventualmente registrare un brevetto. Ma per costruire l’impianto pilota però servono fondi e su questo fronte ci muoveremo con i programmi europei Face 1 e Face 2, il primo per consolidare il business plan con la consulenza di esperti e il secondo per chiedere il finanziamento dell’impianto pilota. Sarà un passaggio propedeutico per realizzare poi l’impianto di produzione che vorremmo realizzare nella zona industriale di Termini Imerese – aggiunge Fabrizio -. Naturalmente siamo anche aperti a investitori privati, purché non agiscano nella logica dell’exit per monetizzare subito l’investimento. Cerchiamo soggetti che vogliano fare un percorso con noi».

L’idea, dunque, guarda lontano. «Le città stanno diventando le nuove miniere – si legge sulla pagina Facebook di PCBIS – si parla infatti di “urban mining” come di una vera e propria corsa all’oro per appropriarsi di un mercato che non vede ancora nessun reale attore sul territorio Italiano, ma con diversi progetti pilota realizzati o in via di realizzazione. Rispetto a questi ultimi, il progetto Printed Circuit Board Innovative Solutions sarebbe il primo impianto Italiano ad estrarre metalli puri direttamente commercializzabili con un processo svolto interamente a temperature prossime a quella ambiente. Quello che intendiamo costruire sarà il più efficiente, ecologico, sicuro e soprattutto competitivo impianto idrometallurgico mai costruito in Italia». Niente da dire. L’ambizione di questo progetto non è da poco. «La necessità di recuperare materia ed energia sta aprendo nuovi mercati nel contesto di un’economia che evolve verso la circolarità – si legge ancora su Facebook -. La presenza sempre più pressante di dispositivi elettronici in ogni attività quotidiana e la velocità con cui questi giungono a fine vita generano un flusso di rifiuti di dimensioni e composizioni tali da richiedere un adeguamento delle infrastrutture Italiane nel più rapido tempo possibile. PCBIS vuole essere attore e motore di questo cambiamento in un territorio, quello siciliano, che da troppo tempo aspetta un cambiamento». In bocca al lupo.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA