Un nuovo studio dell’Ingv lo dimostra: gas radon spia dell’attività del vulcani

Di Redazione / 06 Luglio 2017

CATANIA – Il gas radon funziona come ‘spia’ dell’attività eruttiva e in qualche caso anche tettonica. A dimostrarlo uno studio condotto dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) sezione di Catania-Osservatorio Etneo, appena pubblicato su Geochemistry, Geophysics, Geosystems dell’American Geophysical Union.

L’Etna è uno dei vulcani più attivi al mondo. Erutta con frequenza elevata, soprattutto nel corso degli ultimi decenni, e cambia aspetto con rapidità. La fitta rete di strade, facilmente percorribili fino alle quote più elevate, consente di accedere alla sommità in tempi brevi. E’ anche per questo che il vulcano siciliano rappresenta un laboratorio naturale a cielo aperto, dove gli scienziati possono installare e testare reti di strumenti di monitoraggio e sorveglianza sempre più fitte, sofisticate ed efficienti.

Negli ultimi anni, all’Etna si analizza anche il gas radon. Un gas radioattivo naturale che proviene dal sottosuolo, da alcuni considerato un precursore di terremoti, anche se con molti distinguo, dubbi e scetticismi da parte della comunità scientifica. «Il radon all’Etna funziona come tracciante dell’attività eruttiva e, in qualche caso, anche di quella tettonica» spiega Marco Neri, primo ricercatore dell’Ingv. Ma, per capire davvero i fenomeni tettonici, occorre confrontare il radon con i molti altri dati che sono giornalmente prodotti dalle reti strumentali dell’Istituto. 

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