Smart shopping, ma dal lato del negoziante per affrontare la concorrenza dello shopping on line. Come? Conoscendo più a fondo gusti e comportamenti della propria clientela. A lavorare a una tecnologia ad hoc basata su reti neurali, computer vision, intelligenza artificiale e machine learning, capace di estrapolare dati utili al negoziante da espressioni, movimenti e comportamenti dei propri clienti per profilarne i comportamenti, è il team tutto etneo di Horavision, startup nata lo scorso ottobre che sta provando a sfondare il mercato delle soluzioni di marketing di prossimità. A crearla quattro giovani, età media 25 anni: Antonio Sambataro, Davide Zagami, Alberto Spaziano, Anthony Semplice. «La nostra avventura – racconta Sambataro, founder della startup, originario di Paternò – è nata da una mia idea venuta fuori quando lavoravo per una catena della Gdo e mi resi conto che il controllo di gestione non conosceva nulla delle abitudini di acquisto dei clienti».
Il team e il progetto compiuto sono nati dal contest “TourismHack”, l’hackathon sul turismo organizzato da Tree insieme a Tim Wcap nell’ambito del progetto “The Future of the City”, a luglio 2019, «una maratona di tre giorni – spiega Mirko Viola, Head of business & community development di Tree – che ha visto partecipare più di 50 giovani talenti, tra sviluppatori, designer, esperti e appassionati di business e marketing». L’obiettivo era trovare soluzioni digitali per le smart city.
Da quell’esperienza, con tanto di premio speciale, è nata Horavision. In cosa consiste, dunque la loro tecnologia? «Sfruttiamo – spiega Sambataro – sensori, telecamere e microfoni, per ottenere segnali audio e video da analizzare e processare attraverso reti neurali sviluppate da noi: così del cliente riusciamo a immagazzinare dati facciali, emozioni, sesso, tipo di abbigliamento, cosa attira di più la sua attenzione fra la merce esposta. Processare tutte queste informazioni consente al computer di restituirci un flusso di dati che raccogliamo in una dashboard, su cui l’esercente potrà costruire piani di marketing specifici». Il sistema sviluppato dal giovane team «punta ad approfondire la parte di riconoscimento della persona, in modo più dettagliato rispetto ad altri sistemi esistenti sul mercato, ma molto costosi, come quelli sviluppati da alcune big fra le softwarehouse mondali».
L’innovazione che promuovono questi giovani imprenditori è duplice: da un lato, un software tutto autoprodotto nella parte di rete neurali e intelligenza artificiale e capace di girare con efficacia anche su hardware di bassa fascia; dall’altro, costi contenuti per il cliente finale anche nell’insieme dei dispositivi necessari: «Se il cliente ha già telecamere di sicurezza, usiamo quelle, altrimenti forniamo noi i dispositivi», aggiunge Sambataro. «Adesso – prosegue il giovane imprenditore – siamo pronti a testare il sistema in tre aziende di peso con cui abbiamo preso accordi. L’obiettivo è chiudere un contratto con una di queste e lanciare un crowdfunding che ci consenta di capitalizzarci per strutturarci meglio e crescere». Resta da chiedersi se una tecnologia di questo tipo permetta di rispettare la privacy delle persone che entrano nel punto vendita. «Certamente sì – spiega Sambataro – non c’è nessuna registrazione, il sistema rende tutti i dati anonimi. Insomma, non si può risalire alla persona specifica. Il flusso di informazioni viene trasformato e ci restituisce solo dati come età media, soddisfazione, merci più guardate in vetrina o sugli scaffali».