Uno studio condotto dal gruppo guidato da Marco Miceli (nella foto), dell’Università di Palermo e associato presso l’Osservatorio astronomico di Palermo dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) ha permesso di misurare gli effetti delle onde d’urto generate dall’esplosione di una supernova, l’atto finale di una stella morente che ha esaurito il proprio combustibile nucleare. Esplosioni che producono nello spazio interstellare un’impennata delle temperature di milioni di gradi. Lo studio italiano è stato pubblicato sulla rivista Nature Astronomy.
Per Miceli, «mentre nell’atmosfera terrestre il riscaldamento dovuto all’interazione con l’onda d’urto è mediato dalle collisioni fra le molecole d’aria, negli ambienti astrofisici le collisioni fra particelle non sono efficaci viste le basse densità in gioco, e il meccanismo di riscaldamento è, invece, associato a fluttuazioni elettromagnetiche. A differenza di quanto accade sulla Terra, inoltre – ha concluso Miceli – gli ioni più pesanti vengono riscaldati molto più di quelli leggeri». Lo studio, secondo gli autori, aiuterà a capire la fisica delle esplosioni delle supernove, tra i più violenti fenomeni del cosmo.