PALERMO. La luce solare è destinata a diventare la fonte di tutti i processi industriali, grazie alle nanotecnologie sviluppate a Palermo e alle innovazioni chimiche messe a punto in Cina. Una strada aperta da quella che sembra l’invenzione del secolo, che potrebbe rivoluzionare l’economia mondiale condizionata dal prezzo del petrolio: un catalizzatore che, irradiato dal sole, trasforma acqua e anidride carbonica in combustibili. Un processo che non costa nulla e che si alimenta con fonti illimitate.
È il risultato della ricerca condotta dai team del dr. Yi-Jun Xu dell’università cinese di Fuzhou e del dr. Mario Pagliaro del Cnr di Palermo, pubblicato sul prestigioso “Journal of Physical Chemistry C”, in cui è descritta la conversione di anidride carbonica ed acqua in monossido di carbonio e idrogeno, con la semplice irradiazione della luce solare. Il processo avviene grazie ad un nuovo catalizzatore atossico e a basso costo sviluppato dal team italocinese, costituito da un nucleo di biossido di titanio circondato da un “guscio” di dimensioni nanometriche di biossido di silicio. Il risultato, spiegano gli scienziati, è un catalizzatore tre volte più attivo di quello conosciuto fin dagli anni ‘70.
Il lavoro volge al termine: ancora un progresso di analoga entità e il processo potrà essere industrializzato convertendo l’anidride carbonica e l’acqua – ottenute in enorme quantità dalla combustione del petrolio e del gas naturale – in monossido di carbonio e idrogeno, da cui è possibile ricavare combustibili ad alto valore aggiunto attraverso il processo Fischer-Tropsch utilizzato ancora oggi presso gli impianti petrolchimici. «Questo lavoro – commentano gli autori – ispirerà rapidi e concreti progressi nel campo dei combustibili solari ottenuti attraverso la fotosintesi artificiale».
Da notare la giovane età dei ricercatori. Yi-Jun Xu, 37 anni, guida in Cina un gruppo leader a livello internazionale nel campo della chimica solare, famoso per aver sviluppato strategie su come sfruttare chimicamente il grafene irradiato dalla luce solare. Mario Pagliaro, 46 anni, guida in Sicilia un gruppo di ricerca che è oggi uno dei principali attori in Europa nel campo della nanochimica, della chimica verde e della bioeconomia. Dal 2008 coordina al Cnr di Palermo il Polo solare della Sicilia.
E proprio il solare potrebbe prendere campo finalmente anche in Sicilia, dove manca una regolamentazione sull’integrazione degli impianti nei tetti di centri storici ed edifici monumentali. Ora dovranno presto diventare legge le “Linee guida per l’integrazione delle tecnologie del solare negli edifici siciliani in accordo a stringenti requisiti architettonici e di tutela paesaggistica”, pubblicate dalla rivista scientifica internazionale “Green” ed elaborate da un team di ricercatori del Cnr guidati dallo stesso Pagliaro in Sicilia e da Francesco Meneguzzo in Toscana. Lo studio mostra come l’integrazione architettonica del fotovoltaico e del solare termico non sia più in conflitto con l’aspetto estetico degli edifici, ma sia un modo per migliorare tanto l’aspetto che la capacità degli edifici di generare preziosa energia rinnovabile.
L’analisi dell’effettiva producibilità energetica mostra, ad esempio, che l’integrazione complanare dei moduli fotovoltaici sui tetti degli edifici nelle province di Catania, Palermo, Messina e Ragusa oggi limita la riduzione massima della produzione energetica al 14% annuo rispetto alla maggiore perdita che si ha con i vecchi supporti in alluminio inclinati di 30° a Sud. Lo studio analizza, fra gli altri, il caso di un hotel in centro a Palermo che ha ridotto di decine di migliaia di euro la bolletta elettrica e ha dimezzato i costi per la produzione di acqua calda.