Così l’Etna negli ultimi 15 mila anni ha moltiplicato le sue eruzioni

Di Redazione / 16 Marzo 2018

Una modellazione in 3D della struttura geologica dell’Etna che fornisce una nuova ipotesi sul quadro evolutivo del vulcano è stata realizzata per la prima volta dai ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – Osservatorio Etneo e dell’Università di Catania – Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali. I risultati, sorprendenti, sono stati pubblicati sulla rivista Tectonics dell’American Geophysical Union

Si tratta di una modellazione 3D che ha permesso di calcolare, con più precisione, il volume dell’edificio vulcanico e ricostruire la variazione nel tempo del tasso eruttivo.

Lo studio fornisce anche una nuova ipotesi sul quadro evolutivo del vulcano, strettamente connesso ai drastici cambiamenti geodinamici che hanno interessato la Sicilia orientale, durante la formazione e crescita del Monte Etna.

Una prima ricostruzione dell’assetto morfologico e strutturale del basamento sedimentario del Monte Etna era stata sviluppata già in un precedente lavoro

“Partendo proprio dai dati del basamento sedimentario e da quelli della recente cartografia geologica del vulcano – ha spiegato spiega Stefano Branca, vulcanologo dell’INGV-OE – sono state ricostruite in 3D le strutture vulcaniche che si sono formate e sovrapposte a partire dagli ultimi 220 mila anni e che nel complesso hanno portato alla formazione del grande strato-vulcano del Monte Etna, il cui volume è pari a circa 535 chilometri cubi”.

La modellazione 3D ha permesso di ricostruire l’evoluzione morfologica del vulcano, durante le principali fasi di crescita dell’edificio etneo, mostrando i centri eruttivi della Valle del Bove, attivi fra circa 110 mila e e 65 mila anni fa. E ha, inoltre, illustrato la struttura che si è sviluppata durante gli ultimi 60 mila anni, con la formazione del principale centro eruttivo, conosciuto come vulcano Ellittico, che circa 20 mila anni fa aveva raggiunto un’altezza di 3600 m. I volumi emessi nel periodo di tempo analizzato hanno consentito di determinare l’andamento del tasso eruttivo dell’Etna, evidenziando un drastico aumento negli ultimi 15 mila anni, periodo in cui si è formato l’edificio attuale denominato vulcano Mongibello.

“Il confronto dei tassi eruttivi medi delle singole fasi etnee con quelli di altri sistemi vulcanici, localizzati in diversi ambienti geodinamici in tutto il mondo, ha evidenziato come negli ultimi 60 mila anni, cioè con la formazione dei vulcani Ellittico e Mongibello, i tassi eruttivi hanno raggiunto un valore prossimo a quello dei vulcani di arco oceanico (come quelli della cintura di fuoco del Pacifico), sebbene l’Etna sia considerato un tipico vulcano intraplacca”, ha aggiunto il vulcanologo.

Tale risultato è in accordo con alcuni recenti studi che hanno mostrato una possibile evoluzione della sorgente magmatica dell’Etna verso un vulcanismo di tipo arco insulare, come ad esempio quello delle Isole Eolie.

“Infatti, la porzione di crosta in subduzione, al di sotto del settore calabro-peloritano e del mar Tirreno, ha subito, durante il Pleistocene medio, una lacerazione che ha permesso al mantello dall’area dell’arco eoliano di fluire verso sud nella regione del Monte Etna”, conclude Branca.

Didascalie: La foto all’interno dell’articolo raffigura il cratere di nord-est, ripreso il 10 marzo 2018

Lo schema invece rappresenta le sezioni geologiche schematiche (A-B) e relativi modelli 3-D con vista prospettica dal NO del sistema crosta/astenosfera sotto l’Etna e sotto il settore occidentale dell’arco eoliano. In (A) è rappresentato l’assetto geologico durante il medio-tardo Pleistocene, periodo in cui era ancora attivo il vulcanismo delle isole di Alicudi e Filicudi. In (B) è rappresentato l’assetto geologico attuale che mostra la presenza della finestra astenosferica tra l’area etnea e quella eoliana responsabile della recente contaminazione fra le due sorgenti magmatiche

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Tag: American Geophysical Union etna ingv modellazione 3d Tectonics università di catania