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Serie A, c’è l’accordo per riprendere il 13 giugno ma è guerra con le tv

Di Paolo Cappelleri |

MILANO Se il Governo darà il via libera, la Serie A ripartirà fra un mese. Napoli, Torino, Udinese, Sassuolo e Sampdoria avrebbero preferito aspettare una settimana in più ma a maggioranza, 15 contro 5, i club hanno deciso di fissare a sabato 13 giugno la data del ritorno in campo. Lo scenario è ancora altamente incerto, il mondo del calcio si attende prima possibile una presa di posizione dal Premier, Giuseppe Conte.

Intanto, però, il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora ha ribadito che «il campionato riprenderà, se riprenderà, solo se saranno adempiute una serie di misure di sicurezza e il protocollo».

Alle tensioni di queste settimane, si è aggiunta la scossa provocata da una lettera inviata dal patron dell’Udinese, Gianpaolo Pozzo, a Spadafora, e ai presidenti del Coni, Malagò, della Figc, Gravina, della Lega di A, Dal Pino, e al governatore del Friuli Massimiliano Fedriga. Il suo è un elenco di «criticità» per la ripresa e un «appello» – lanciato mentre il Dl in via di approvazione prevede uno “scudo” alle federazioni per eventuali stop e classifiche a tavolino e un procedimento abbreviato per i più che eventuali ricorsi – affinché «il Governo valuti l’adozione di un provvedimento legislativo ad hoc, che possa manlevare i dirigenti delle società dalle altrimenti ostative responsabilità che dovremmo essere costretti ad indebitamente accollarci», per quella che Pozzo definisce, a queste condizioni, «un’improvvida ripresa».

Invocando a titolo personale questo scudo, anche penale, Pozzo ha sconfessato il lavoro del suo vicepresidente, Stefano Campoccia (che si sarebbe scusato in assemblea), nel Consiglio di Lega, da cui ora potrebbe dimettersi, come auspicato da molti dirigenti.

La delibera sulla data, intanto, consente di cominciare a lavorare sul fitto e ipotetico calendario. Si comincerà con la prima delle 12 giornate e mezza da recuperare. Serviranno 8 week end e 5 turni infrasettimanali per finire entro il 2 agosto come chiede la Uefa, e si studiano varie ipotesi per incastrare anche il ritorno delle semifinali e la finale di coppa Italia.

Avere un orizzonte virtuale non basta a sbloccare il braccio di ferro con le tv, Sky, Dazn e Img, che non hanno versato l’ultima rata. Alcuni club spingevano per un’ingiunzione di pagamento subito, ma suona come un ultimatum la nota con cui la Lega ha ribadito «la necessità del rispetto delle scadenze di pagamento previste dai contratti per mantenere un rapporto costruttivo».

Più o meno negli stessi minuti in cui la Lega annunciava la decisione sulla data, nel pomeriggio Spadafora rendeva noto che la Federcalcio ha accolto le osservazioni del Comitato tecnico scientifico del Governo riadattando il protocollo, valido fino al 2 giugno. Si possono riprendere entro il 18 maggio gli allenamenti collettivi, con il principio che ogni nuovo contagio determinerà la quarantena di 14 giorni per l’intero gruppo squadra.

Se questo principio resterà valido per le ultime due settimane di allenamenti e poi per la ripresa, il destino del campionato è sostanzialmente segnato in partenza. Dai prossimi giorni il tema sarà probabilmente oggetto di discussioni con il Cts e all’interno della Commissione medico-scientifica della Federcalcio, in cui la Lega ha nominato il suo nuovo rappresentante.

Il medico sociale del Bologna, Gianni Nanni, prende infatti il posto del collega del Torino, Rodolfo Tavana, che si è dimesso qualche settimana fa. Anche fra i medici sociali c’è stata in questi giorni una certa agitazione e Ivo Pulcini, il direttore sanitario della Lazio, fra le società che più spingono per la ripartenza, ha criticato l’atteggiamento degli scienziati consulenti del Governo: «Il Cts non ha voluto sentire la voce del medico del calcio che vive sul campo e non dietro una scrivania».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA