ROMA – Senza tifosi non si può. Il grido d’allarme degli sport professionistici si alza sempre più forte in tutta Europa e l’esigenza e la voglia di far tornare gli spettatori negli stadi e sulle tribune di palazzetti e circuiti trova sempre più aperture e sostegni. Questo anche in Paesi, vedi Francia o Gran Bretagna, dove la crescita giornaliera delle positività resta preoccupante. E alla fine, le aperture in controtendenza rispetto ai dati epidemiologici provocano marce indietro o polemiche.
Ogni giorno, si susseguono gli annunci, col Nuerburgring che per il Gp di Germania di Formula 1 prevede di ospitare ventimila spettatori. Ma non mancano le voci dissonanti, una per tutte quella della tennista Alizè Cornet che critica il numero eccessivo di spettatori al torneo Wta di Strasburgo.
La corsa alle riaperture sempre più ampie è sempre sul filo del rasoio, in una situazione sanitaria ancora seria, e ogni annuncio è subordinato a quello che succederà. Molto poi viene fatto con lo sguardo nel giardino dell’altro, cercando lo spunto o il coraggio di fare un passettino in più. Così, il n.1 della Figc, Gabriele Gravina, afferma che sugli stadi «bisogna aprire gradualmente per allinearci agli altri Paesi europei». D’altra parte la Uefa ha aperto le porte dello stadio di Budapest a 20 mila spettatori della supercoppa Bayern-Siviglia, giovedì, e il tecnico dei campioni d’Europa, Flick, non ha nascosto le sue perplessità: «Che senso ha?».
L’Italia ha invece ispirato su altri sport, dai motori al tennis. La pur minima apertura degli spalti del Mugello per la Formula 1 e di Misano per il Mondiale di motociclismo ha sicuramente influito sulle scelte degli organizzatori al Nuerburgring, anche se da qui alla gara, l’11 ottobre, resta tutto da scrivere per quanto riguarda numeri e regole.
Regole che la tennista Cornet ha criticato apertamente, lamentando che molti degli spettatori ammessi al torneo di Strasburgo – duemila contro i cinquemila abituali -, non rispetterebbero il distanziamento sociale, avvicinandosi anche troppo ai giocatori per chiedere selfie o autografi. «Così non va», ha dichiarato. Insomma, se gli spalti vuoti fanno tristezza e forse riducono anche la carica agonistica, vedere troppa gente intorno non è tranquillizzante.