A prima vista, il 103/o Giro d’Italia di ciclismo, che scatterà sabato da Monreale, alle porte di Palermo (al via 176 corridori) , con una cronometro lunga 15.100 metri che porterà nel cuore del capoluogo siciliano, è tutto incentrato sul duello a tre fra Vincenzo Nibali, Geraint Thomas e Simon Yates. Quattro le tappe siciliane: si parte come detto con la cronometro che da Monreale porta a Palermo, poi la seconda tappa da Alcamo ad Agrigento, la terza da Enna all’Etna e poi la quarta da Catania a Villafranca.
A parte le insidie e i richiami tecnico-agonistici della strada, a disegnare la classifica generale della corsa potrebbe quest’anno può contribuire un elemento imprescindibile, visti i tempi: il Covid-19. Un incubo più che una variante impazzita, che al recente Tour de France ha tenuto tutti col fiato sospeso dalla prima alla 21/a tappa, senza poi penalizzare alcuno.
Da Monreale a Milano sarà la stessa cosa, con i tamponi nei due giorni di riposo pronti a ridisegnare le gerarchie di una corsa mai disputata in autunno, con epilogo addirittura domenica 25 ottobre, dopo che i corridori avranno percorso 3.497,9 chilometri, con una media per ciascuna tappa di 166,5. Chiamatelo Giro d’Italia della ripartenza, certo è che quest’edizione della corsa a tappe Rcs Sport-La Gazzetta dello Sport non perde nemmeno una goccia del proprio fascino, proponendo un tracciato nervoso e moderno, adatto a scalatori che si difendono anche a cronometro. Dunque, alle caratteristiche di gente come Nibali, vincitore del Giro nel 2013 e nel 2016, che ritrova al proprio fianco Giulio Ciccone, l’anno scorso miglior scalatore e maglia azzurra e quest’anno fermato dalla positività al Covid-19; ma anche a Thomas, vincitore del Tour 2018, che vuole conquistare la prima vittoria italiana per la Ineos. E poi, c’è Simon Yates, già maglia rosa per alcuni giorni al Giro 2018, vincitore della Vuelta nello stesso anno e recente trionfatore della 55/a ‘Tirrenò.
Ma non solo loro. Per la vittoria o il podio si candidano corridori come l’olandese Steven Kruijswijk che il Giro d’Italia se lo vide scippare proprio da Nibali: era il 2016 e il siciliano fu protagonista di una rimonta all’ultimo respiro con il trionfo finale a Torino. E poi, ancora: Jakob Fuglsang, il danese che rappresenta una certezza sia nelle corse di un giorno (ha vinto l’ultimo Giro di Lombardia) che in quelle a tappe. Lo stesso vale per il polacco Rafal Majka, sempre nel vivo della corsa, soprattutto nelle tappe che contano, e per Wilco Keldermann, il passista-scalatore olandese che viaggia a velocità altissima anche nelle cronometro. Occhio anche al colombiano Miguel Angel Lopez (sul podio di Giro e Vuelta nel 2018) che, se non dovesse incappare in qualche contrattempo, può risalire sul podio.
Non sarà al via il campione uscente, l’ecuadoriano Richard Carapaz, reduce dalle fatiche del Tour; per gli sprint ci saranno Peter Sagan, alla prima partecipazione rosa, ma anche Elia Viviani, Fernando Gaviria, Demare e Caleb Ewan. Alessandro De Marchi andrà a caccia di una vittoria di tappa, idem Diego Ulissi e Giovanni Visconti. Per le crono un solo nome: Filippo Ganna, che rinnoverà il duello con Rohan Dennis. Loro due, assieme a Victor Campenaerts, Tony Martin e Jos Van Emden, andranno a caccia della prima maglia rosa, a Palermo.
Il resto dell’imponderabile sarà affidato al meteo: riuscirà la corsa ad approdare sulla vetta dell’Etna? A Roccaraso, come sullo Stelvio, o sul Colle dell’Agnello, l’Izoard o a Sestriere? Gli organizzatori incrociano le dita, affidandosi anche alla cabala. Del resto, il Giro è stato ‘ridottò anche nel mese di maggio, ossia a primavera inoltrata.