l'intervista
Peppe Mascara, cuore rossazzurro: «Vi spiego perché il Catania sta ammazzando il campionato»
L'ex fantasista, oggi allenatore, ha parlato della serie D: «Solo un pazzo poteva pensare di poter competere»
Mai banale Peppe Mascara. Non lo è mai stato in campo, da calciatore, quando si inventava giocate, assist e gol che solo i visionari si permettevano di pensare. Non lo è adesso, che è più maturo e da anni ha intrapreso la carriera da allenatore. A Catania e al Catania è legato da un rapporto speciale, questo è noto a tutti. Tanto che gli addetti ai lavori si aspettavano un suo coinvolgimento nel progetto Catania Ssd. Così non è stato. Almeno, fino ad ora. Mascara ha iniziato la stagione a Siracusa e adesso ne sta approfittando per aggiornare le sue conoscenze sul calcio. Ma intanto, per un pomeriggio, si è prestato al ruolo di commentatore, stimolato sui temi di più stretta attualità. Mascara, cominciamo proprio dal nuovo corso rossazzurro. «Si è capito sin dal primo giorno che tipo di persone fossero Ross Pelligra e i suoi collaboratori. Hanno sempre preferito i fatti alle chiacchiere. Si sono affidati a professionisti in tutti i ruoli. Hanno scelto un ds che è un lusso in queste categorie. La scelta di coinvolgere 3 o 4 catanesi è stata la mossa vincente. Si è creato un mix esplosivo».
A proposito della squadra, qual è stata la migliore mossa del ds Laneri? «Il direttore è un mago. Ha composto una squadra di primissimo ordine, soprattutto scegliendo i migliori under che c’erano in circolazione. Quella è la differenza, a Catania ci sono i calciatori juniores più forti d’Italia e poi ha chiamato un allenatore che ha grande esperienza e che aveva già vinto».
Le è dispiaciuto che non abbiano coinvolto anche lei nel progetto? «Perché dovrei essere dispiaciuto? Credo che se avessero voluto incontrarmi per una chiacchierata lo avrebbero potuto fare senza difficoltà. Sanno dove abito, conoscono il mio numero. Non provo rammarico».
Però magari in futuro, chissà? «Chi mi conosce, sa che io non chiedo niente. Io credo di aver fatto qualcosa di buono a Catania, a chi non farebbe piacere essere coinvolto in un progetto così affascinante. Lì dentro sanno tutti come lavoro, anche come allenatore. Ripeto, hanno il mio numero di telefono, se vogliono, possiamo fare due chiacchiere».
Marco Biagianti fa il Team manager. Le fa strano vederlo con un ruolo da dirigente? «Marco è un figlio di Catania, è qui da tanti anni e sappiamo quanto tenga a quei colori. Non credo farà a lungo il Team manager, forse è l’inizio di un percorso che lo porterà a diventare ds? Non saprei».
Lei ha iniziato a Siracusa, poi il rapporto si è interrotto e avrebbe potuto legarsi ad altri. Perché non l’ha fatto? «È stata una mia scelta, ho ricevuto parecchie offerte dalla Serie D, ma non voglio spostarmi perché uno dei miei figli ha iniziato la Prima elementare e un altro dovrà sostenere gli esami di Terza media».
Il Catania sta facendo il vuoto. È vero anche che il girone offre poco altro. Che ne pensa? «Ma guardi, solo un pazzo avrebbe potuto solo provare a competere con questo Catania. Gli avversari, in estate, sapendo che i rossazzurri avrebbero disputato il girone I, non hanno fatto follie per comporre squadroni e spendere chissà quante centinaia di migliaia di euro. Sarebbero state risorse spese inutilmente».
Super squadra quella di Ferraro, eppure qualcuno in passato ha storto il naso sulla qualità del gioco. «(Sorride… ) Io non so cosa si intenda quando si parla di giocare bene. Il Catania ogni domenica sfida squadre che giocano la partita della vita. Ci sono sempre 11 avversari che corrono e rincorrono tutto e tutti. Ci sta che ogni tanto gli etnei abbiano avuto qualche pedina sottotono, ma guardi che non è facile far giocare bene sempre le squadre. E poi l’importante è vincere, il resto non conta».
Chi sono i giocatori che l’hanno stupita maggiormente? «Lorenzini, Rapisarda, Vitale, Chiarella e Castellini».
In Serie C ripartirebbe da loro? «La Serie C è un altro mondo. Non ci sono più i vincoli legati agli under, in ogni squadra puoi trovare difese d’esperienza e tanto talento. Credo che questa proprietà cambierà molto, la C è una categoria… bastarda».
Come giudica l’operato di Ferraro? «Sta facendo bene. Quello spogliatoio è pieno di prime donne, una polveriera. Calciatori che hanno giocato in B, che ha vinto campionati. Ferraro sta facendo sentire tutti importanti. È un grande gestore».
Guardando il “Massimino” stracolmo, non le pare sia tornata l’atmosfera della A? «Lo sappiamo quanto i catanesi tengano alla squadra. Ma non vanno presi in giro. Se sei chiaro dal primo giorno, il tifoso rossazzurro per te se ne va a morire. La dirigenza attuale è stata chiara dal primo minuto, quello che purtroppo non è stato fatto negli ultimi anni».
Dando un rapido sguardo anche alle altre siciliane di D, come giudica la stagione di Acireale, Paternò e Licata? «L’Acireale è in difficoltà. Quella è una grande piazza, ma servono le risorse. A Paternò possono vantare un presidente che stimo molto (Mazzamuto, ndc), è dura ma ancora tutto è possibile. Il Licata ormai è una realtà consolidata della D, ogni anno aggiungono sempre nuovi tasselli dando spazio ai giovani. E poi Romano è un signor allenatore».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA